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Morte al College
Blake Pierce


Un Mistero di Riley Paige #7
Un capolavoro del giallo e del mistero! L’autore ha svolto un magnifico lavoro, sviluppando i personaggi con un approfondito lato psicologico, descritto con tale cura da farci sentire all’interno della loro mente, provare le loro paure e gioire del loro successo. La trama è molto avvincente e vi catturerà per tutta la durata del libro. Ricco di colpi di scena, questo libro vi terrà svegli fino all’ultima pagina. Books and Movie Reviews, Roberto Mattos (su Il Killer della Rosa) MORTE AL COLLEGE è il libro #7 nella serie di bestseller dei misteri di Riley Paige, che comincia con IL KILLER DELLA ROSA, bestseller (Libro #1) ! Quando l’Agente Speciale Riley Paige finalmente decide di prendersi un meritato riposo dal lavoro all'FBI, giunge una richiesta di aiuto inaspettata: la sua stessa figlia. La migliore amica di April è devastata dalla morte di sua sorella, una matricola a Georgetown. C’è di peggio: è convinta che sia stato inscenato il suicidio e che sua sorella sia stata assassinata da un serial killer. Riley accetta di seguire il caso con riluttanza, soltanto per scoprire che altre due ragazze, matricole anch’esse, a Georgetown si sarebbero recentemente uccise nello stesso modo grottesco: impiccandosi. Accortasi che un gioco orrendo è in corso, chiede l’intervento dell’FBI. Il caso porta Riley nel campus privilegiato di una delle università più stimate, all’interno del mondo inquietante di famiglie facoltose, che spingono i figli a cercare il successo. Lei scopre in tempo che il caso è molto più intricato di quanto sembra, e che potrebbe stare per confrontarsi con il killer peggiore di tutta la sua carriera. Cupo thriller psicologico, caratterizzato da una suspense mozzafiato, MORTE AL COLLEGE è il libro #7 in una nuova serie affascinante – con un nuovo amato personaggio – che vi terrà incollati alle pagine fino a notte tarda. Il libro #8 nella serie di Riley Paige sarà presto disponibile.







MORTE AL COLLEGE



(UN MISTERO DI RILEY PAIGE—LIBRO 7)



B L A K E P I E R C E


Blake Pierce



Blake Pierce è l’autore della serie di successo dei misteri di RILEY PAGE, che include sei libri (e oltre). Blake Pierce è anche autore della serie dei misteri di AVERY BLACK, composta da tre libri (e oltre); e anche della nuova serie dei misteri di KERI LOCKE.

Accanito lettore, da sempre appassionato di romanzi gialli e thriller, Blake apprezza i vostri commenti; pertanto siete invitati a visitare il sito www.blakepierceauthor.com (http://www.blakepierceauthor.com/) per saperne di piГ№ e restare in contatto.



Copyright В© 2017 di Blake Pierce. Tutti i diritti sono riservati. Fatta eccezione per quanto consentito dalla Legge sul Copyright degli Stati Uniti d'America del 1976, nessuno stralcio di questa pubblicazione potrГ  essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo, nГ© potrГ  essere inserito in un database o in un sistema di recupero dei dati, senza che l'autore abbia prestato preventivamente il consenso. La licenza di questo ebook ГЁ concessa soltanto ad uso personale. Questa copia del libro non potrГ  essere rivenduta o trasferita ad altre persone. Se desiderate condividerlo con altri, vi preghiamo di acquistarne una copia per ogni richiedente. Se state leggendo questo libro e non l'avete acquistato, o non ГЁ stato acquistato solo a vostro uso personale, restituite la copia a vostre mani ed acquistatela. Vi siamo grati per il rispetto che dimostrerete alla fatica di questo autore. Questa ГЁ un'opera di fantasia. Nomi, personaggi, aziende, societГ , luoghi, eventi e fatti sono il frutto dell'immaginazione dell'autore o sono utilizzati per mera finzione. Qualsiasi rassomiglianza a persone reali, viventi o meno, ГЁ frutto di una pura coincidenza. Immagine di copertina ГЁ di proprietГ  di Pholon, usata su licenza di Shutterstock.com.


LIBRI DI BLAKE PIERCE



I MISTERI DI RILEY PAIGE

IL KILLER DELLA ROSA (Libro #1)

IL SUSSURRATORE DELLE CATENE (Libro #2)

OSCURITA’ PERVERSA (Libro #3)

IL KILLER DELL’OROLOGIO (Libro #4)

KILLER PER CASO (Libro #5)

CORSA CONTRO LA FOLLIA (Libro #6)

MORTE AL COLLEGE (Libro #7)

UN CASO IRRISOLTO (Libro #8)



I MISTERI DI MACKENZIE WHITE

PRIMA CHE UCCIDA (Libro #1)

UNA NUOVA CHANCE (Libro #2)

PRIMA CHE BRAMI (Libro #3)



I MISTERI DI AVERY BLACK

IL KILLER DI COLLEGIALI (Libro #1)

CORSA CONTRO IL TEMPO (Libro #2)

FUOCO A BOSTON (Libro #3)



I MISTERI DI KERI LOCKE

UNA TRACCIA DI MORTE (Libro #1)

UNA TRACCIA DI OMICIDIO (Libro #2)

UNA TRACCIA DI VIZIO (Libro #3)


INDICE



PROLOGO (#uef762d30-49ae-5650-a0e9-87f2d070d041)

CAPITOLO UNO (#uce8f6bc1-1148-518b-a57d-65420c9c2d47)

CAPITOLO DUE (#ue6685de5-70bc-5fe1-9d10-b4555dbaf8aa)

CAPITOLO TRE (#u647aafed-fd3a-518b-8f88-8a7ce9d48170)

CAPITOLO QUATTRO (#u9d02e7bb-a909-56a8-8280-33dfb026e966)

CAPITOLO CINQUE (#uedea8b76-717e-5802-a862-a9c2c25ef078)

CAPITOLO SEI (#u3376c28d-8165-5411-87a9-4e3ebfbe2225)

CAPITOLO SETTE (#u4e0114e3-b3fe-5414-bfa2-96e55e39e59a)

CAPITOLO OTTO (#u86a9bb2c-a01d-5142-a52d-1394468a27eb)

CAPITOLO NOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DIECI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO UNDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DODICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TREDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUATTORDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUINDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO SEDICI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIASSETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO DICIANNOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIDUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTITRE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTIQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTICINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTISETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO VENTINOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTA (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTUNO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTADUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTATRE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTAQUATTRO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTACINQUE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTASEI (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTASETTE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTOTTO (#litres_trial_promo)

CAPITOLO TRENTANOVE (#litres_trial_promo)

CAPITOLO QUARANTA (#litres_trial_promo)


PROLOGO



Tiffany era già vestita, quando sentì la madre chiamarla dal piano di sotto.

“Tiffany! Sei pronta per la chiesa?”

“Quasi, mamma” le rispose. “Dammi ancora un attimo.”

“Allora, sbrigati. Dobbiamo uscire tra cinque minuti.”

“OK.”

In realtГ  Tiffany era giГ  pronta da parecchio tempo, quasi subito dopo aver fatto colazione con un delizioso waffle insieme ai genitori, al piano di sotto. Non voleva andare da nessuna parte. Si stava divertendo un mondo a guardare dei buffi video con animali sul suo cellulare.

Finora, aveva guardato un pechinese andare sullo skateboard, un bulldog salire su una scala a pioli, un gatto che provava a suonare la chitarra, un grosso cane che inseguiva la sua coda quando qualcuno cantava “Pop Goes the Weasel,” e infine un branco di coniglietti che correvano.

E in quel momento, stava guardando un video davvero molto divertente. Uno scoiattolo continuava a provare ad entrare in una mangiatoia per uccelli, costruita proprio per tenere lontani gli scoiattoli. In qualsiasi modo la bestiola si avvicinasse, la mangiatoia girava su se stessa e lo faceva volare via. Ma l’animaletto era determinato, e non aveva alcuna intenzione di demordere.

La ragazza continuГІ a ridacchiare, guardando il video, finchГ© la madre la chiamГІ di nuovo.

“Tiffany! Tua sorella viene con noi?”

“Credo di no, mamma.”

“Allora, va a chiederglielo per favore.”

Tiffany sospirò. Avrebbe voluto più che mai risponderle …

“Vaglielo a chiedere tu.”

Invece, si limitò a dire: “OK.”

La sorella diciannovenne di Tiffany, Lois, non era scesa a fare colazione. Tiffany era sicura che non avesse alcuna intenzione di andare in chiesa. Del resto, lo aveva detto giГ  il giorno prima.

Lois aveva partecipato sempre meno alle attivitГ  di famiglia, da quando aveva iniziato ad andare al college in autunno. Era vero che tornava a casa quasi sempre nel fine settimana, durante le vacanze e le pause delle lezioni, ma si limitava a starsene per conto suo o ad uscire con gli amici, e quasi sempre dormiva fino a tardi al mattino.

Tiffany non poteva certo biasimarla.

La vita familiare a Pennington poteva annoiare a morte gli adolescenti. E la chiesa annoiava Tiffany quasi piГ№ di ogni altra cosa.

Con un sospiro, fermò il video e uscì in corridoio. La camera di Lois era al piano superiore; a confronto della sua era sfarzosa ed occupava la maggior parte della mansarda. Aveva persino un bagno privato, lassù, e un enorme armadio. Tiffany era ancora relegata nella camera da letto più piccola, al secondo piano, che le era toccata praticamente da sempre.

Non le sembrava giusto. Aveva sperato di ereditare la camera della sorella, una volta che quest’ultima fosse andata al college. Perché Lois aveva bisogno di tutto quello spazio ora che veniva a casa soltanto durante i fine settimana? Non potevano scambiarsi finalmente le camere?

Se ne lamentava spesso e volentieri, ma a nessuno sembrava importare.

Si fermГІ in fondo alle scale che conducevano alla mansarda, e gridГІ.

“Ehi, Lois! Vieni con noi?”

Non ci fu alcuna risposta. Tiffany roteò gli occhi, sbuffando: capitava sempre così, ogni volta che doveva rivolgersi a Lois, per un motivo o per un altro.

Salì le scale, e bussò alla porta della camera della sorella.

“Ehi, Lois” gridò di nuovo. “Stiamo andando in chiesa. Vieni?”

Ancora una volta, non ottenne alcuna risposta.

Tiffany strascicГІ i piedi con impazienza, poi bussГІ di nuovo.

“Sei sveglia?” chiese.

Ancora nessuna risposta.

Tiffany gemette forte. Forse Lois era profondamente addormentata, o stava ascoltando la musica con le cuffie alle orecchie. Molto piГ№ probabilmente, la stava semplicemente ignorando.

“OK” gridò. “Dirò alla mamma che non verrai con noi.”

Mentre scendeva di sotto, Tiffany si sentì un po’ preoccupata. Lois era sembrata giù, durante le sue ultime visite: non proprio depressa, ma neppure allegra come al solito. Aveva detto a Tiffany che il college era più duro di quanto si fosse aspettata e che la pressione la stava logorando.

In fondo alle scale, il padre era fermo nell’atrio, intento a controllare il suo orologio con impazienza. Sembrava pronto ad uscire: indossava già un caldo cappotto, un berretto impellicciato, una sciarpa e un paio di guanti. La mamma aveva il cappotto in mano.

“Allora, Lois viene?” il papà chiese.

“Ha detto di no” Tiffany rispose, mentendo. Il padre sarebbe certo andato su tutte le furie, se Tiffany gli avesse detto di non aver ricevuto nemmeno una risposta, dopo aver bussato alla porta della camera della sorella.

“A dire il vero, non mi sorprende” la mamma esclamò, indossando i guanti. “Ho sentito la sua auto tornare molto tardi ieri sera. Non sono certa di che ora fosse.”

Tiffany provò nuovamente invidia, soltanto a sentire nominare l’auto della sorella. Lois godeva di molta libertà ora che frequentava il college! Soprattutto, a nessuno sembrava importare a che ora fosse rientrata la sera precedente. Tiffany, peraltro non l’aveva neppure sentita rincasare.

SarГІ stata addormentata profondamente, pensГІ.

Mentre Tiffany si accingeva ad indossare il cappotto, il padre brontolò: “Voi due ci state mettendo una vita. Faremo tardi per la messa.”

“Arriveremo in tempo” la mamma rispose con tranquillità.

“Vado a mettere in moto l’auto” il padre esclamò; poi aprì la porta e uscì.

Tiffany e la madre uscirono insieme, seguendolo.

L’aria fredda investì brutalmente la ragazza. Il manto di neve, caduta qualche giorno prima, ricopriva ancora la terra.

Tiffany avrebbe voluto stare ancora al caldo, sotto le coperte. Era una brutta giornata per andare da qualsiasi parte.

Improvvisamente, sentì la madre sussultare.

“Lester, che cos’è stato?” la donna si rivolse al marito.

Tiffany vide il padre stare fermo di fronte alla porta aperta del garage. Guardava all’interno, con gli occhi e la bocca spalancati. Sembrava sbalordito e scioccato.

“Che cosa succede?” la moglie chiese di nuovo.

L’uomo si voltò a guardarla. Sembrava non essere in grado di pronunciare una sola parola.

Infine, disse d’impulso: Chiama il nove-uno-uno.”

“Perché?” la moglie rispose.

Il padre non aveva fornito alcuna spiegazione. Si diresse all’interno del garage. La madre avanzò e, appena arrivata davanti alla porta aperta, emise un urlo che paralizzò a morte Tiffany.

La madre si precipitГІ nel garage.

Per un lungo momento, Tiffany restГІ immobile.

“Che cosa c’è?” la ragazza gridò.

Sentì la voce singhiozzante della madre, proveniente dal garage: “Torna in casa, Tiffany.”

“Perché?” Tiffany rispose gridando.

La madre uscì di corsa dal garage. Afferrò il braccio di Tiffany e provò a spingerla via, per farla rientrare in casa.

“Non guardare” disse. “Torna dentro.”

Tiffany riuscì a liberarsi dalla stretta materna, e corse all’interno del garage.

Le ci volle un momento per realizzare il tutto. Tutte e tre le auto erano parcheggiate lì. Nell’angolo sul retro, a sinistra, il padre stava maldestramente lottando con una scala a pioli.

C’era qualcosa appeso lì con una corda, legato ad una trave del tetto.

Era una persona.

Era sua sorella.


CAPITOLO UNO



Riley Paige si era appena seduta a tavola per cenare, quando sua figlia disse qualcosa che la scosse profondamente.

“Non siamo l’immagine della famiglia perfetta?”

Riley guardò April, il cui viso era diventato rosso per l’imbarazzo.

“Accidenti, l’ho detto ad alta voce?” April esclamò imbarazzata. “Sono stata per caso sdolcinata?”

Riley scoppiò a ridere e si guardò intorno al tavolo. Il suo ex-marito, Ryan, era seduto all’altra estremità. Alla sinistra della donna, la figlia quindicenne April sedeva accanto alla governante, Gabriela. Alla sua destra invece, c’era la nuova arrivata, la tredicenne Jilly.

April e Jilly avevano appena preparato gli hamburger per la cena di domenica, offrendo a Gabriela una pausa dalla cucina.

Ryan morse il suo hamburger, poi disse: “Allora, siamo una famiglia, non è vero? Voglio dire, guardiamoci.”

Riley non aggiunse nulla.

Una famiglia, pensò. E’ ciò che siamo davvero?

Quell’idea la colse leggermente di sorpresa. Dopotutto, lei e Ryan si erano separati quasi due anni prima, ed erano divorziati ormai da sei mesi. Sebbene stessero di nuovo trascorrendo del tempo insieme, Riley aveva evitato di riflettere a dove ciò li avrebbe condotti. Si era messa alle spalle anni di dolore e tradimento, per potersi godere un sereno presente.

Poi, c’era April, la cui adolescenza si stava dimostrando certamente impegnativa. Il suo desiderio di famiglia sarebbe durato?

Riley era ancora più incerta su Jilly. L’aveva trovata ad una fermata per camion a Phoenix, mentre provava a vendere il proprio corpo ai camionisti, e l’aveva sottratta ad una vita terribile e ad un padre violento; ora sperava di adottarla. Ma Jilly era ancora una ragazza complicata, e le cose erano delicate con lei.

L’unica persona a tavola, di cui Riley si sentiva sicura, era Gabriela. La robusta guatemalteca lavorava per la famiglia da molto tempo prima del divorzio. Gabriela era sempre stata responsabile, affidabile ed amorevole.

“Che cosa ne pensi, Gabriela?” Riley chiese.

La governante sorrise.

“Un famiglia si può scegliere, non ereditare soltanto” disse. “Il sangue non è tutto. L’amore è ciò che conta.”

Improvvisamente, Riley si sentì avvolgere dal calore. Poteva sempre contare sul fatto che Gabriela dicesse quello che occorreva. Osservò con un nuovo senso di soddisfazione le persone che la circondavano.

Dopo essere stata in ferie dal BAU per un mese, si stava godendo la vita domestica nella sua casa di cittГ .

E mi sto godendo la mia famiglia, pensГІ.

Poi, April aggiunse una nuova frase che la sorprese.

“Papà, quando ti trasferirai da noi?”

Ryan sembrГІ piuttosto sorpreso. Come faceva sempre, Riley si domandГІ se questo nuovo momento fosse troppo bello per durare.

“E’ un argomento molto serio per discuterne al momento” Ryan rispose.

“Perché?” la ragazza chiese al padre. “Potresti benissimo vivere qui. Voglio dire, tu e mamma dormite di nuovo insieme, e tu sei qui quasi ogni giorno.”

Riley sentì il suo volto arrossire.

Scioccata, Gabriela diede ad April una forte gomitata. “¡Chica! ¡Silencio!” esclamò.

Jilly si guardГІ intorno, sorridendo a trentadue denti.

“Ehi, è un’idea grandiosa” disse. “Allora sì che prenderei dei buoni voti.”

Era vero, Ryan stava aiutando Jilly a rimettersi in pari nella sua nuova scuola, specialmente con le materie umanistiche. Era stata davvero molto utile a tutte loro negli ultimi mesi.

Lo sguardo di Riley incontrГІ quello di Ryan. Vide che anche lui stava arrossendo.

Per quanto la riguardava, non sapeva che cosa dire. Doveva ammettere di trovare l’idea accattivante. Si stava abituando al fatto che Ryan trascorresse con lei la maggior parte delle notti. Tutto era andato facilmente al suo posto, forse fin troppo facilmente. O, forse, parte della sua serenità proveniva dal fatto di non dover prendere alcuna decisione al riguardo.

RicordГІ come April avesse definito la loro situazione pochi istanti prima.

“L’immagine della famiglia perfetta.”

Sicuramente apparivano così in quel momento. Ma Riley non riusciva a non sentirsi a disagio. Tutta quella perfezione era soltanto un’illusione? Proprio come leggere un buon libro o guardare un bel film?

Riley era fin troppo consapevole di ciò che avveniva nel mondo, che era popolato da mostri. Aveva dedicato la sua vita professionale a combatterli. Ma, nel corso dell’ultimo mese, era stata quasi capace di fingere che non esistessero.

Un sorriso attraversГІ lentamente il volto di Ryan.

“Ehi, perché non ci trasferiamo tutti da me?” disse. “C’è abbastanza spazio per tutti.”

Riley soffocò a stento un moto d’ansia.

L’ultima cosa che desiderava era tornare nella grande casa di periferia che aveva condiviso per anni con Ryan. Era davvero piena di sgradevoli ricordi.

“Non potrei rinunciare a questa casa” rispose. “Mi sono sistemata così bene qui.”

April guardГІ ansiosamente suo padre.

“Dipende da te, papà” la ragazza disse. “Ti trasferirai qui con noi o no?”

Riley guardò il viso di Ryan. Intuì che fosse piuttosto combattuto sulla decisione da prendere. Ne comprendeva almeno un motivo: lavorava anche in uno studio legale di Washington DC, ma spesso lavorava a casa e non c’era abbastanza spazio lì da loro.

Infine, Ryan rispose: “Vorrei tenere la casa. Potrebbe ancora restare il mio ufficio”.

April quasi saltellava per la contentezza.

“Perciò è un sì?” lei chiese.

Ryan sorrise silenziosamente per un istante.

“Sì, immagino sia così” disse finalmente.

April emise un grido di gioia. Jilly applaudì e ridacchiò.

“Grandioso!” Jilly disse. “Ti spiace passarmi il ketchup, papà?”

Ryan, April, Gabriela e Jilly cominciarono a chiacchierare felicemente, mentre continuavano a mangiare.

Riley si impose di godere di questa felicitГ , finchГ© ne aveva la possibilitГ . Prima o poi, sarebbe stata chiamata a fermare un altro mostro. Quel pensiero le provocГІ un brivido lungo la schiena. Il male era in agguato, ad attenderla?



*



Il giorno seguente, poichГ© le lezioni a scuola di April sarebbero state piГ№ brevi, per consentire le riunioni tra gli insegnanti, Riley aveva dato il permesso alla figlia di rimanere a casa. Decisero di andare a fare shopping insieme, mentre Jilly era ancora a scuola.

Le file di negozi nel centro commerciale sembravano infinite agli occhi di Riley, e molti dei negozi sembravano assomigliarsi. Manichini scheletrici, vestiti di abiti alla moda, sfoggiavano pose impossibili nelle vetrine. Mentre passavano davanti a figure senza testa, Riley ebbe l’impressione che fossero tutte intercambiabili. Ma April continuava ad elencare tutto ciò che ciascun negozio offriva, e quali stili lei preferiva indossare. La ragazza apparentemente vedeva varietà, mentre alla madre appariva tutto uguale.

Una cosa da adolescente, immagino, pensГІ Riley.

Almeno, quel giorno il centro commerciale non era affollato.

April indicГІ un cartello fuori da un negozio, la cui insegna recitava: Towne Shoppe.

“Oh, guarda!” lei esclamò. “�ARTICOLI DI MARCA CONVENIENTI’! Entriamo a dare un’occhiata!”

All’interno del negozio, April si fiondò su uno scaffale di jeans e giacche, scegliendo dei modelli da poter provare.

“Vorrei dei nuovi jeans anch’io” osservò Riley.

April roteГІ gli occhi.

“Oh, mamma, non dei jeans da mamma, per favore!”

“Ecco, non posso indossare quello che porti tu. Devo riuscire ad andare in giro senza dovermi preoccupare che i miei vestiti si strappino o volino via. Nessun difetto nel mio guardaroba, grazie.”

April scoppiò a ridere. “Vuoi dire, un paio di pantaloni! Allora ti auguro buona fortuna, sarà difficile riuscire a trovarne in un posto del genere.”

Riley si guardГІ intorno, esaminando i jeans disponibili. Erano tutti estremamente attillati, a vita bassa e strappati artificialmente.

SospirГІ. Conosceva un paio di negozi nel centro commerciale, dove avrebbe potuto acquistare qualcosa che si avvicinasse di piГ№ al suo stile. Ma avrebbe dovuto sopportare le prese in giro di April.

“Cercherò qualcosa per me un’altra volta” Riley .

April afferrò diverse paia di jeans e si diresse al camerino di prova. Quando uscì, indossava il tipo di jeans che Riley detestava: attillati, strappati e con l’ombelico bene in vista.

Riley scosse la testa. “Dovresti provare anche tu i jeans da mamma” suggerì. “Ti accorgeresti che sono molto più comodi. Ma, alla fine, la comodità non ti interessa, vero?”

“No” April rispose, voltandosi e guardando come le stavano i jeans allo specchio. “Prendo questi. Adesso provo gli altri.”

April tornò al camerino svariate volte. Provò soltanto jeans del tipo che Riley odiava, ma la donna sapeva che era meglio non impedirle di comprarli. Sarebbe stata una battaglia inutile e avrebbe perso, in un modo o nell’altro.

Osservando April posare davanti allo specchio, Riley notò che la figlia era quasi alta quanto lei, e la maglietta che indossava mostrava una figura ben sviluppata. Con i capelli scuri e gli occhi nocciola, la rassomiglianza tra loro era impressionante. Naturalmente, i capelli di April non mostravano i fili grigi che apparivano tra quelli di Riley. Ma, nonostante tutto …

Sta diventando una donna, Riley pensГІ.

Non riusciva a fare a meno di sentirsi a disagio all’idea.

April stava crescendo troppo in fretta?

Aveva senz’altro vissuto molte esperienze nell’arco dell’ultimo anno. Era stata rapita per ben due volte. In un’occasione, era stata tenuta prigioniera al buio da un sadico, che l’aveva torturata con una fiamma ossidrica. Aveva anche combattuto contro un killer nella loro stessa casa. Ma l’esperienza peggiore di tutte era stata un’altra: un fidanzato violento l’aveva drogata e aveva provato a venderla al mercato del sesso.

Riley sapeva che era un carico eccessivo da affrontare per una quindicenne. Si sentiva in colpa, perchГ© era stato il suo stesso lavoro a mettere April e le altre persone che amava in un pericolo mortale.

E ora April era lì, apparentemente molto matura, nonostante gli sforzi per sembrare e comportarsi come una normale adolescente. Sembrava aver superato la fase peggiore della PTSD. Ma quale genere di ansie e timori ancora la tormentavano nel profondo? Se le sarebbe mai lasciate alle spalle?

Riley pagò i nuovi vestiti di April, e poi uscì su un balcone del centro commerciale. L’atteggiamento fiducioso che traspariva dalla camminata di April ridusse la preoccupazione di Riley. Le cose, dopotutto, stavano migliorando. Sapeva che in quel momento, Ryan stava portando alcune delle sue cose nella sua casa di città. E April e Jilly stavano andando bene a scuola.

Riley stava per proporre di trovare un posto in cui mangiare, quando il cellulare di April si mise a vibrare. La ragazza si allontanГІ bruscamente, per rispondere alla chiamata.

Riley ne rimase avvilita. A volte, quel cellulare sembrava un essere vivente, che richiedeva tutta l’attenzione di April.

“Ehi, che cosa c’è?” April chiese, rispondendo al telefono.

Improvvisamente, le sue ginocchia cedettero, e si sedette su una panchina. Il suo viso divenne pallido e la sua espressione felice mutГІ in una smorfia di dolore. Le lacrime cominciarono a rigarle il viso. Allarmata, Riley si precipitГІ dalla figlia, e si sedette accanto a lei.

“Oh mio Dio!” April esclamò. “Come è potuto … perché … non posso…”

Riley ora era davvero agitata.

Che cos’era successo?

Qualcuno era ferito o in pericolo?

Si trattava di Jilly, Ryan, Gabriela?

No, avrebbero senz’altro chiamato Riley per dare una notizia simile, non di certo April.

“Mi dispiace tanto” April continuava a ripetere. Poi, mise fine alla telefonata.

“Chi era?” Riley chiese ansiosamente.

“Era Tiffany” April disse con un tono scioccato ma calmo.

Riley riconobbe il nome. Tiffany Pennington era la migliore amica di April in quel periodo. Riley l’aveva incontrata un paio di volte.

“Che cosa succede?” Riley chiese.

April guardò sua madre, rivolgendole un’espressione addolorata e sconvolta.

“La sorella di Tiffany è morta” April disse.

Fu come se April non riuscisse a credere alle sue stesse parole.

Poi, con voce rotta, aggiunse: “Dicono si sia trattato di suicidio.”


CAPITOLO DUE



A cena, quella sera, April provò a dire alla sua famiglia quel poco che sapeva della morte di Lois. Ma le sue parole sembrarono strane ed aliene persino a lei stessa, come se fosse un’altra persona a parlare.

Non sembra vero, continuava a ripetersi.

April aveva incontrato Lois diverse volte, quando era andata a trovare Tiffany. Ricordava chiaramente l’ultima volta. Lois era stata sorridente e felice, pronta a raccontare molte delle avventure che viveva andando a scuola lontano da casa. Era davvero impossibile credere che fosse morta.

La morte non era un concetto astratto per April. Sapeva che sua madre l’aveva affrontata ed aveva finito con l’uccidere, mentre lavorava ai casi dell’FBI. Ma quelli erano stati degli uomini cattivi, e dovevano essere fermati. April stessa aveva persino aiutato sua madre a combattere ed uccidere un assassino sadico, dopo che l’uomo aveva tenuto la ragazza prigioniera. Sapeva anche che suo nonno era morto quattro mesi prima, ma non lo aveva visto per molto tempo, e non si erano mai avvicinati.

Ma questa morte era piГ№ reale ai suoi occhi, e non aveva alcun senso. In qualche modo, non sembrava nemmeno possibile.

Mentre l’adolescente parlava, vide che anche i suoi familiari erano confusi e depressi. La madre le si avvicinò e le prese la mano. Gabriela si fece il segno della croce, e mormorò una preghiera in spagnolo. La bocca di Jilly si spalancò con orrore.

April provò a ricordare tutto ciò che Tiffany le aveva detto, quando avevano parlato di nuovo quel pomeriggio. Aveva spiegato che, la mattina precedente, Tiffany ed i suoi genitori avevano trovato il corpo di Lois impiccato nel loro garage. La polizia pensava che si trattasse di suicidio. In effetti, tutti si comportavano come se fosse così. Come se tutto fosse scritto.

Tutti, tranne Tiffany, che continuava a ripetere che non ne era affatto convinta.

Il padre di April trasalì, quando lei terminò di raccontare loro tutto ciò che aveva in testa.

“Conosco i Pennington” lui disse. “Lester è manager finanziario per una società di costruzioni. Non esattamente ricchi, ma certo benestanti. Sono sempre apparsi come una stabile famiglia felice. Perché Lois avrebbe dovuto farlo?”

Era tutto il giorno che April non faceva altro che porsi tale domanda.

“Tiffany dice che non lo sa nessuno” l’adolescente rispose.

“Lois era al primo anno del Byars College. Era stressata al riguardo, ma alla fine …”

Il padre scosse la testa, comprensivo.

“Ecco, forse questo spiega tutto” disse. “La Byars è una scuola difficile. Persino più di quella di Georgetown. E molto costosa. Mi sorprende che la famiglia potesse permettersela.”

April fece un profondo sospiro e non rispose. Suppose che Lois avesse ottenuto una borsa di studio, ma non lo disse ad alta voce. Non se la sentiva di parlarne. E non si sentiva nemmeno di mangiare. Gabriela aveva preparato una delle sue specialitГ , una zuppa a base di pesce chiamata tapado, di cui April andava davvero matta. Ma, finora, non ne aveva mangiato un solo cucchiaio.

Tutti restarono in silenzio per qualche istante.

Poi Jilly sbottò: “Non si è uccisa.”

Sorpresa, April si voltò verso Jilly. Anche gli altri la stavano guardando. La ragazza aveva incrociato le braccia ed aveva assunto un’espressione molto seria.

“Come?” April chiese.

“Lois non si è uccisa” Jilly ripeté.

“Come fai a saperlo?” April le chiese.

“L’ho incontrata, ricordi? Posso dirlo. Non era il tipo di ragazza che commetterebbe mai un atto simile. Non voleva morire.”

Jilly fece una pausa per un momento.

Poi aggiunse: “So come ci si sente a desiderare di morire. Lei non voleva farlo. Ne sono sicura.”

April sentì il cuore balzarle in gola.

Sapeva che Jilly aveva attraversato la sua bella dose di inferno. La ragazza le aveva raccontato di quando il padre violento l’aveva chiusa fuori casa di notte, al freddo, ed aveva dovuto dormire in un tubo delle fogne, e poi era andata alla fermata per camion, dove aveva provato a diventare una prostituta. Era stato allora che la mamma l’aveva trovata.

Se c’era qualcuno che sapeva come ci si sentiva a voler morire, senz’altro si trattava di Jilly.

April fu assalita da dolore e orrore, pronti ad esplodere dentro di lei. Jilly si sbagliava? Lois si era sentita così infelice?

“Scusatemi” disse. “Non credo di poter mangiare ora.”

April si alzГІ da tavola e si precipitГІ di sopra, in camera sua. Chiuse la porta, si lanciГІ sul letto e iniziГІ a piangere.

Dopo un po’, sentì qualcuno bussare alla porta. Non sapeva quanto tempo fosse passato.

“April, posso entrare?” la madre chiese.

“Sì” rispose la ragazza con voce strozzata.

April si mise a sedere, mentre la mamma entrava in camera sua con un panino a base di formaggio grigliato in un piatto. La donna sorrise, comprensiva.

“Gabriela ha pensato che possa andar giù meglio del tapado” la mamma disse. “E’ preoccupata che tu stia male, se non mangi. E anch’io sono preoccupata.”

April sorrise tra le lacrime. Era un gesto molto dolce da parte di Gabriela e della mamma.

“Grazie” riuscì a rispondere.

Si asciugГІ le lacrime e diede un morso al panino. La mamma sedette sul letto accanto a lei e le prese la mano.

“Hai voglia di parlarne?” chiese alla figlia.

April soffocò un singhiozzo. Per qualche ragione, si ritrovò a ripensare al fatto che la sua migliore amica, Crystal, aveva recentemente traslocato. Suo padre Blaine era stato picchiato brutalmente lì in quella casa. Sebbene lui e sua madre fossero attratti l’uno dall’altra, ne era rimasto talmente scioccato da decidere di traslocare.

“Ho la stranissima sensazione” April iniziò “che sia stata colpa mia, in qualche modo. Continuano ad accaderci delle cose terribili, ed è quasi come se fosse una cosa contagiosa. So che non ha alcun senso ma …”

“So come ti senti” la mamma la interruppe.

April era sorpresa. “Davvero?”

L’espressione della mamma si intristì.

“Anch’io mi sento così spesso” disse. “Il mio lavoro è pericoloso. E mette tutti quelli che amo in pericolo. Mi fa sentire in colpa. Molto.”

“Ma non è colpa tua” April osservò.

“Allora come mai pensi che sia colpa tua?”

April non seppe che cosa rispondere.

“Che cos’altro ti preoccupa?” la mamma chiese.

April riflettГ© per un momento.

“Mamma, Jilly ha ragione. Non penso che Lois si sia suicidata. E anche Tiffany la pensa allo stesso modo. Conoscevo Lois. Era felice, una delle persone più solari che avessi mai incontrato. E Tiffany la guardava con ammirazione. Era l’eroina di Tiffany. Non ha alcun senso.”

April intuì dall’espressione materna che non le credeva.

Crede solo che io sia isterica, pensГІ April.

“April, la polizia crede che si tratti di suicidio, e la madre ed il padre—”

“Allora si sbagliano” April disse, sorpresa dalla durezza della propria voce. “Mamma, devi controllare. Conosci questo genere di cose più di tutti loro. Anche più della polizia.”

La mamma scosse tristemente la testa.

“April, non posso farlo. Non posso semplicemente cominciare ad indagare su un caso che è già stato chiuso. Pensa a come si sentirebbe la famiglia a riguardo.”

April fece uno sforzo enorme per impedirsi di scoppiare di nuovo a piangere.

“Mamma, ti supplico. Se Tiffany non dovesse mai scoprire la verità, la sua vita sarebbe rovinata. Non riuscirà mai a superarla. Ti prego, ti prego, fai qualcosa.”

Era un enorme favore da chiedere, ed April ne era consapevole. La mamma non rispose per un istante. Si alzГІ e si diresse alla finestra della camera, guardando fuori. Sembrava stesse riflettendo.

Continuando a guardare fuori, la mamma infine disse: “Andrò a parlare con i genitori di Tiffany domani. Cioè, sempre che intendano parlare con me. E’ tutto quello che posso fare.”

“Posso venire con te?” April chiese.

“Hai la scuola domani” la mamma disse.

“Facciamolo dopo la scuola, allora.”

La donna divenne di nuovo silenziosa, per poi aggiungere semplicemente: “OK.”

April si alzГІ dal letto ed abbracciГІ forte la madre. Voleva dirle grazie, ma le era troppo grata, perchГ© le parole venissero fuori.

Se c’è qualcuno in grado di scoprire che cosa c’è che non va, quella è la mamma, April pensò.


CAPITOLO TRE



Il pomeriggio seguente, Riley portГІ April a casa dei Pennington. Sebbene avesse molti dubbi sul fatto che Lois fosse stata uccisa, Riley era certa che quella fosse la cosa giusta da fare.

Lo devo ad April, pensГІ mentre guidava.

Dopotutto, sapeva come ci si sentiva ad essere sicuri di qualcosa e a non avere nessuno che ti credesse.

Ed April sembrava sicura che ci fosse qualcosa di sbagliato.

Per quanto riguardava Riley, l’istinto non le diceva ancora nulla. Ma, mentre guidava in quel quartiere, tra i più raffinati di Fredericksburg, si trovò a pensare che spesso i mostri si nascondevano dietro le facciate più pacifiche. Molte delle case incantevoli, davanti alle quali erano passate, senz’altro contenevano oscuri segreti. Aveva visto troppo male nella sua vita per non saperlo bene.

E, indipendentemente dal fatto che la morte di Lois fosse dovuta a un suicidio o ad un omicidio, era certo che un mostro aveva invaso la casa apparentemente felice dei Pennington.

Riley parcheggiò sulla strada di fronte all’abitazione. Era una grande casa, che si sviluppava su tre piani e occupava un lotto piuttosto ampio. Riley ricordò ciò che Ryan aveva detto riguardo alla famiglia.

“Non esattamente ricchi, ma certo benestanti.”

La casa confermava le sue parole. Si trattava di una bella casa, di livello, in un bel quartiere. L’unico elemento insolito era il nastro della polizia sulle porte del garage, una costruzione separata, dove la famiglia aveva trovato il corpo della figlia, impiccato a una corda.

Riley ed April, uscite dall’auto, si diressero verso la casa, sferzate dal vento freddo. Diverse auto erano parcheggiate nel vialetto d’accesso.

Suonarono il campanello, e Tiffany le accolse. April si lanciГІ tra le braccia di Tiffany, ed entrambe le ragazze cominciarono a singhiozzare.

“Oh, Tiffany, mi dispiace tanto” April disse.

“Grazie, grazie di essere venuta” Tiffany rispose.

Il loro condividere quel dolore fece venire a Riley un nodo alla gola. Le due ragazze sembravano così giovani in quel momento, poco più che due bambine. Sembrava orribilmente ingiusto che dovessero vivere un’esperienza così terribile.

D’altro canto, Riley si sentiva orgogliosa della profonda gentilezza di April. La figlia stava crescendo, diventando premurosa e compassionevole.

Forse sto facendo qualcosa di giusto come mamma, pensГІ Riley.

Tiffany era un po’ più bassa di April, più impacciata e meno donna. Aveva i capelli di color biondo rosso, e la sua pelle era pallida e lentigginosa, il che rendeva più evidente l’arrossamento intorno agli occhi provocato dai lunghi pianti.

Tiffany accompagnò Riley ed April in soggiorno. I genitori di Tiffany erano seduti su un divano, a poca distanza l’uno dall’altra. Il loro linguaggio del corpo rivelava qualcosa? Riley non ne era certa. Sapeva che le coppie affrontavano il dolore in molti modi differenti.

Molte altre persone gironzolavano intorno, parlando tra loro, sussurrando a bassa voce. Riley immaginГІ che si trattasse di amici e familiari, giunti a dare una mano in qualunque modo possibile.

Sentì delle voci basse più lontane e il tintinnio degli utensili nella cucina, dove sembrava che qualcuno stesse preparando da mangiare. Di là da un arco che conduceva all’interno della sala da pranzo, vide due coppie sistemare foto e cimeli sul tavolo. C’erano anche altre foto di Lois e della sua famiglia, disposte nel soggiorno, a rappresentare numerosi episodi di vita familiare.

Riley rabbrividì al pensiero che la ragazza nelle foto fosse stata viva soltanto due giorni prima. Che cosa avrebbe provato se avesse perso April così improvvisamente? La sola idea la terrorizzava e già troppe volte ci era andata vicino.

Chi sarebbe andata a casa sua ad offrirle aiuto e conforto?

Avrebbe mai voluto l’aiuto e il conforto di qualcuno?

ScacciГІ via quei pensieri, mentre Tiffany la presentava ai suoi genitori, Lester e Eunice.

“Per favore, non alzatevi” Riley disse, mentre la coppia iniziava ad alzarsi per accoglierla.

Riley ed April si accomodarono accanto alla coppia. Eunice aveva la stessa carnagione lentigginosa della figlia e capelli dalla tinta sgargiante. La pelle di Lester era piГ№ scura, e il suo viso era lungo e sottile.

“Mi dispiace tanto per la vostra perdita” Riley esordì.

La coppia la ringraziГІ. Lester si sforzГІ di sorridere lievemente.

“Non ci siamo mai incontrati, ma conosco un poco Ryan” disse. “Come sta in questi giorni?”

Tiffany si alzò dalla sedia, dando un colpetto al padre sul braccio. Mimò silenziosamente con la bocca: “Sono divorziati, papà.”

Il viso di Lester arrossì leggermente.

“Oh, mi dispiace tanto” aggiunse.

Riley si sentì arrossire.

“La prego, non ce n’è bisogno” rispose. “Come si usa dire in questi giorni, �è complicato’.”

Lester annuì, continuando a sorridere debolmente.

Per alcuni istanti rimasero tutti in silenzio, mentre il fievole brusio delle altre persone indaffarate continuava intorno a loro.

Poi Tiffany disse: “Mamma, papà, la madre di April è un’agente dell’FBI.”

Lester e Eunice spalancarono la bocca, non sapendo che cosa dire. Imbarazzata, anche Riley rimase interdetta. Sapeva che April aveva chiamato Tiffany il giorno precedente, preannunciandole la visita ma sembrava che la ragazza non avesse riferito ai genitori del lavoro che lei svolgeva, almeno fino a quel momento

Tiffany guardò i genitori, poi disse: “Pensavo che forse lei potrebbe aiutarci a scoprire … quello che è successo veramente.”

Lester sussultГІ, e Eunice sospirГІ con amarezza.

“Tiffany, ne abbiamo parlato” Eunice disse. “Sappiamo quello che è successo. La polizia ne è sicura. Non c’è alcun motivo di pensarla diversamente.”

Lester era palesemente a disagio.

“Non posso accettarlo” disse. “Proprio … non ci riesco.”

Si voltГІ ed entrГІ nella sala da pranzo. Riley vide che le due coppie si precipitarono a confortarlo.

“Tiffany, dovresti vergognarti” Eunice disse.

Gli occhi della ragazza erano pieni di lacrime.

“Ma voglio soltanto conoscere la verità, mamma. Lois non si è suicidata. Non può averlo fatto. Lo so.”

Eunice rivolse uno sguardo a Riley.

“Mi spiace che sia stata messa in mezzo” si scusò. “Tiffany sta avendo difficoltà ad accettare la verità.”

“Siete tu e papà che non riuscite ad accettare la verità” Tiffany ribatté.

“Silenzio” fu la secca risposta della madre.

Eunice diede un fazzoletto alla figlia.

“Tiffany, ci sono cose che non sapevi di Lois” iniziò, lentamente e cautamente. “Era più infelice di quanto forse ti ha confessato. Amava il college, ma non era facile per lei. La necessità di ottenere voti alti la stava sottoponendo ad un’enorme pressione, e trovava difficile anche stare lontano da casa. Aveva cominciato ad assumere degli antidepressivi e si stava facendo seguire a Byars. Io e suo padre pensavamo che stesse migliorando, ma ci sbagliavamo.”

Tiffany stava provando a impedirsi di piangere, ma sembrava ancora molto arrabbiata.

“Quella scuola è un posto orribile” disse. “Non ci andrei mai.”

“Non è orribile” Eunice la corresse. “E’ un’ottima scuola. E’ impegnativa, ecco tutto.”

“Scommetto che quelle altre ragazze non pensavano che fosse una buona scuola” Tiffany replicò.

April stava ascoltando l’amica con grande preoccupazione.

“Quali altre ragazze?” le chiese.

“Deanna e Cory” Tiffany rispose. “Anche loro sono morte.”

Eunice scosse tristemente la testa, e disse a Riley: “Altre due ragazze si sono suicidate a Byars nello scorso semestre. E’ stato un anno terribile lì.”

Tiffany stette a guardare sua madre.

“Non si sono suicidate” disse. “Lois ne era convinta. Credeva che ci fosse qualcosa che non andasse in quel posto. Non sapeva di che cosa si trattasse, ma mi disse che era qualcosa di davvero brutto.”

“Tiffany, si sono suicidate” Eunice disse stancamente. “Tutti lo dicono. Cose del genere accadono.”

Tiffany si alzГІ in piedi, tremando di rabbia e frustrazione.

“La morte di Lois non è �semplicemente accaduta’” sbottò.

Eunice rispose: “Quando diventerai più grande, comprenderai che la vita può essere più difficile di quanto pensi. Ora siediti, per favore.”

Tiffany si sedette, chiudendosi in un imbronciato silenzio. Eunice guardГІ nel vuoto.

Riley si sentiva terribilmente a disagio.

“Non siamo venute qui per disturbarvi comunque” Riley disse a Eunice. “Mi scuso per l’intrusione. Forse faremmo meglio ad andare.”

Eunice annuì silenziosamente. Riley ed April uscirono dall’abitazione.

“Avremmo dovuto restare” April iniziò, animosamente, appena furono fuori. “Avremmo dovuto fare altre domande.”

“No, le stavamo soltanto abbattendo” Riley disse. “E’ stato un terribile errore.”

D’improvviso, April si allontanò bruscamente da lei.

“Dove stai andando?” Riley le chiese, preoccupata.

April si diresse alla porta laterale del garage. C’era un nastro della polizia che sbarrava la porta.

“April, sta lontana da lì!” Riley gridò.

April ignorò sia il nastro, sia la madre e girò la maniglia. La porta non era chiusa a chiave, e quindi si spalancò. April passò sotto il nastro, ed entrò nel garage. Riley si precipitò dietro di lei, intenzionata a rimproverarla ma la curiosità ebbe la meglio e si mise a sbirciare all’interno del garage.

Era vuoto e questo conferiva a quello spazio, sufficiente ad ospitare ben tre auto, un aspetto sinistro. Una luce fioca filtrava attraverso varie finestre.

April puntГІ verso un angolo.

“Tiffany mi ha detto che Lois è stata trovata quaggiù” April disse.

In effetti, quel punto era tracciato da strisce di nastro adesivo di carta sul pavimento.

In alto, sotto il tetto, si vedevano delle grosse travi e lì nei pressi una scaletta disposta contro la parete.

“Andiamo” Riley disse. “Non dovremmo stare qui.”

Poi guidò la figlia fuori dal garage e chiuse la porta. Mentre si dirigevano verso l’auto, Riley visualizzò la scena. Era facile immaginare come la ragazza fosse salita su quella scaletta per poi impiccarsi.

Ma era questo che era davvero successo? si chiese.

Non aveva alcun motivo per pensarla diversamente ma il dubbio stava iniziando ad insinuarsi in lei.



*



Poco dopo, a casa, Riley contattГІ la coroner del distretto, Danica Selves. Erano amiche da anni. Quando Riley le chiese del caso relativo alla morte di Lois Pennington, Danica sembrГІ sorpresa.

“Perché me lo chiedi?” Danica domandò. “L’FBI è interessata al caso?”

“No, è solo una cosa personale.”

“Personale?”

Riley esitò, prima di aggiungere: “Mia figlia è molto amica della sorella di Lois, e conosceva anche un po’ Lois. Sia lei sia la sorella della ragazza dubitano che sia stato un suicidio.”

“Capisco” Danica commentò. “Ecco, la polizia non ha trovato alcun segno di lotta. E io stessa ho condotto dei test e fatto l’autopsia. Stando ai risultati delle analisi del sangue, aveva assunto un’enorme dose di alprazolam, un po’ prima di morire. Immagino che volesse non pensare a nulla, per quanto possibile. Nel momento in cui si è impiccata, probabilmente non le importava ciò che stava facendo. E’ stato molto più semplice in questo modo.”

“Quindi è davvero un caso di semplice risoluzione” Riley affermò.

“Di sicuro a me sembra così” Danica rispose.

Riley la ringraziГІ e mise fine alla telefonata. In quel momento, April scese di sotto con una calcolatrice e un foglio di carta.

“Mamma, penso di poterlo dimostrare!” disse eccitata. “Non può essersi trattato che di omicidio!”

April si sedette accanto alla mamma, mostrandole alcune cifre che aveva trascritto.

“Ho fatto una piccola ricerca online” disse. “Ho scoperto che circa 7,5 studenti su 100.000,00 si suicidano al college. Il che significa che si tratta dello 0,0075%. Ma ci sono circa solo settecento studenti a Byars, e tre studentesse hanno commesso suicidio a quanto pare, negli ultimi mesi. Questo vuol dire lo 0,43%, cioè cinquantasette volte sopra la media! E’ proprio impossibile!”

Il cuore di Riley sprofondГІ. Apprezzava che April si stesse impegnando tanto nei confronti del caso. Sembrava un atto molto maturo.

“April, sono sicura che i tuoi calcoli vadano bene, ma …”

“Ma cosa?”

Riley scosse la testa. “Non prova proprio niente.”

Gli occhi della ragazza si spalancarono per l’incredulità.

“Che cosa vuol dire che non prova niente?”

“Nelle statistiche, esistono quelle che si chiamano anomalie. Sono eccezioni che confermano le regole, vanno contro le medie. E’ come l’ultimo caso a cui ho lavorato, l’avvelenatrice, ricordi? Molti serial killer sono uomini, ma questa era una donna. E a molti killer piace osservare la propria vittima morire, ma a lei non importava. E’ la stessa cosa qui. Non c’è da sorprendersi che ci siano alcuni college dove più studenti si suicidano rispetto alla media.”

April si limitГІ a guardarla, ma non disse nulla.

“April, ho appena parlato con la coroner che si è occupata dell’autopsia. E’ sicura che la morte di Lois sia stata un suicidio. E lei conosce il suo lavoro. E’ un’esperta. Dobbiamo fidarci del suo giudizio.”

Il viso della ragazza era segnato dalla rabbia.

“Non riesco a capire perché non puoi fidarti del mio giudizio solo per questa volta.”

Poi, corse via e andГІ di sopra.

Almeno ГЁ sicura di sapere che cosa ГЁ successo, pensГІ con un gemito.

Era piГ№ di quanto Riley potesse dire di se stessa.

Il suo istinto continuava a non comunicarle nulla.


CAPITOLO QUATTRO



Stava accadendo di nuovo.

Il mostro di nome Peterson teneva prigioniera April lì davanti, da qualche parte.

Riley si sforzò e cercò nell’oscurità. Ogni passo sembrava lento e difficile, ma sapeva di dover fare in fretta.

Con il fucile in spalla, Riley incespicava nel buio scendendo per un ripido pendio infangato, che portava ad un fiume. Improvvisamente, li vide. Peterson era immerso nell’acqua fino alle caviglie, April era mezza sommersa nell’acqua, ed aveva mani e piedi legati.

Riley afferrГІ il fucile, ma Peterson sollevГІ una pistola, puntandola direttamente verso April.

“Non pensarci nemmeno” Peterson gridò. “Fai una mossa, ed è morta.”

Riley fu sopraffatta dall’orrore. Se avesse soltanto sollevato il fucile, Peterson avrebbe ucciso la figlia persino prima che potesse sparare.

Mise a terra l’arma.

Il terrore sul volto della figlia l’avrebbe perseguitata per sempre …



Riley smise di correre e si piegГІ dal dolore, respirando a fatica.

Era mattina presto, ed era andata a correre. Ma l’orribile ricordo l’aveva fatta fermare improvvisamente.

Avrebbe mai dimenticato quel momento terribile?

Avrebbe mai cessato di sentirsi in colpa per aver messo April in un pericolo mortale?

No, pensò. Ed è così che dovrebbe essere. Non dovrò mai dimenticare.

InspirГІ ed espirГІ la fredda aria pungente, fino a quando non si riprese. Poi, si riavviГІ lungo il familiare sentiero nel bosco. La pallida luce del primo mattino filtrava tra gli alberi.

Quel sentiero del parco cittadino era vicino a casa, e facile da raggiungere. Spesso Riley andava a correre al mattino. L’attività fisica le faceva sempre bene: era utile a scacciare via i fantasmi ed i demoni dei casi passati dalla sua mente. Ma oggi stava ottenendo l’effetto contrario.

Tutto quello che era accaduto il giorno prima, la visita ai Pennington, lo sbirciare nel garage, e la rabbia che April provava nei suoi confronti, aveva fatto riaffiorare in lei dei brutti ricordi.

E tutto a causa mia, Riley pensГІ, accelerando il passo fino a mutarlo in corsa.

Ma, poi, ricordГІ quello che era accaduto dopo in quel fiume.



La pistola di Peterson s’inceppò, e Riley gli infilò un coltello tra le costole, facendolo barcollare e cadere nell’acqua fredda. Ferito, Peterson ancora riuscì a tenere Riley.

Poi vide April, con polsi e piedi ancora legati, sollevare il fucile che Riley aveva gettato in terra. Sentì partire un colpo, diretto contro la testa di Peterson.

Ma quel mostro si voltò e caricò April, spingendole la faccia nell’acqua.

La ragazza stava rischiando di affogare.

Riley trovГІ una pietra appuntita.

La scagliГІ contro Peterson, fracassandogli la testa.

L’uomo cadde, e lei balzò sopra di lui.

Lei continuГІ a sbattergli la pietra in faccia piГ№ e piГ№ volte.

Il fiume si oscurГІ di sangue.



Agitata dal ricordo, Riley corse piГ№ in fretta.

Era orgogliosa di sua figlia. April aveva dimostrato coraggio ed intraprendenza in quel giorno terribile. Era stata coraggiosa anche in altre situazioni pericolose.

Ma adesso April era arrabbiata con la madre.

E Riley continuava a chiedersi se non avesse ragione.



*



Riley si sentì doppiamente fuori posto al funerale di Lois Pennington, nel tardo pomeriggio.

Prima di tutto, si era recata raramente in chiesa nella sua vita. Suo padre era stato un rigido ex-Marine, che non credeva mai in niente o nessuno, ma solo in se stesso. Lei aveva vissuto parte della sua infanzia ed adolescenza con gli zii, che avevano provato a farla andare in chiesa, ma Riley si era dimostrata una ribelle.

Per quanto riguardava i funerali, Riley semplicemente li odiava. Aveva visto troppe volte la brutale realtà della morte durante i due decenni trascorsi nelle forze dell’ordine e trovava i funerali falsi, perché facevano sempre apparire la morte come pulita e serena.

E’ tutto un inganno, continuava a pensare. Questa ragazza aveva avuto una morte violenta, per mani proprie o per opera di qualcun altro.

Ma April aveva insistito per andarci, e Riley non poteva permettere che l’affrontasse da sola. Ironia della sorte, in quel momento era Riley a sentirsi sola, seduta nella navata laterale in fondo. La chiesa era affollata ed April era davanti, seduta nella fila proprio dietro alla famiglia, per stare più vicina a Tiffany. Ma Riley era felice che April fosse accanto alla sua amica, e non le pesava di restare seduta da sola.

Il sole splendeva attraverso le vetrate colorate, e la bara esposta lì davanti era coperta da fiori e accompagnata da numerose grandi ghirlande. La cerimonia fu solenne e il coro incantò i presenti.

Il prete blaterГІ qualcosa su fede e salvezza, assicurando i presenti che Lois al momento si trovava in un posto migliore. Riley non prestГІ attenzione alle sue parole. Si guardГІ intorno, cercando indizi rivelatori, che spiegassero perchГ© Lois Pennington era morta.

Il giorno precedente aveva notato come i genitori di Lois si fossero seduti sul divano, leggermente separati tra loro, senza quasi sfiorarsi. Non era sicura di come interpretare il loro linguaggio del corpo. Ma, ora, il braccio di Lester Pennington era intorno alla spalla di Eunice, in un caldo gesto di conforto. I due sembravano genitori in lutto perfettamente normali.

Se c’era qualcosa di sbagliato nella famiglia dei Pennington, Riley non riusciva a vederlo.

E, curiosamente, questo la metteva a disagio.

Si considerava un’acuta osservatrice della natura umana. Se Lois si era davvero suicidata, la sua vita familiare doveva essere stata piuttosto turbolenta. Ma nulla appariva fuori posto in quella famiglia, non si vedeva niente altro che normale dolore.

Il prete riuscì a terminare il sermone senza menzionare nemmeno una volta la presunta causa della morte di Lois.

Poi, ci fu una serie di brevi e commoventi interventi da parte di amici e parenti. Parlarono del dolore e dei momenti piГ№ felici, talvolta riferendosi ad eventi divertenti che destarono risatine tristi da parte della congregazione.

Ma nessun accenno al suicidio, Riley continuava a pensare.

Ai suoi occhi, qualcosa sembrava fuori posto.

Qualcuno che era stato vicino a Lois non avrebbe dovuto essere a conoscenza di qualcosa di oscuro relativo ai suoi ultimi giorni, una lotta contro la depressione, una battaglia contro i suoi demoni interiori, una richiesta inascoltata d’aiuto? Qualcuno non avrebbe dovuto dire che la sua morte tragica avrebbe dovuto essere una lezione per gli altri, per insegnare ad offrire aiuto e sostegno invece di prendere una vita?

Ma nessuno disse niente del genere.

Nessuno intendeva parlarne.

Sembravano vergognarsene o sorprendersene o entrambe le cose.

Forse non ci credevano neppure.

Gli interventi terminarono, e giunse il momento di vedere il corpo. Riley restò seduta. Era sicura che l’impresario di pompe funebri avesse fatto un buon lavoro. Qualunque cosa restasse della povera Lois non sarebbe apparsa affatto com’era stata, quando era stata trovata appesa in quel garage. Riley sapeva bene come appariva un cadavere strangolato.

Infine, il prete impartì una benedizione in chiusura della cerimonia, e la bara fu trasportata fuori dalla chiesa. I familiari uscirono insieme, e tutti gli altri presenti furono liberi di andarsene.

Quando Riley uscì fuori, vide Tiffany ed April abbracciarsi con le lacrime agli occhi. Poi, Tiffany vide Riley e si precipitò verso di lei.

“C’è qualcosa che lei possa fare?” la ragazza chiese con voce spezzata.

Scossa, Riley riuscì a rispondere: “No, mi dispiace.”

Prima che Tiffany potesse insistere ulteriormente, suo padre la chiamò. I familiari di Tiffany entrarono in una Limousine nera. Tiffany si unì a loro, e il veicolo si mosse.

Riley si voltГІ verso April, che rifiutГІ di guardarla.

“Prenderò un autobus per tornare a casa” April sbottò.

April si allontanГІ, e Riley non provГІ a fermarla. Sentendosi malissimo, si diresse alla propria auto, nel parcheggio della chiesa.



*



La cena quella sera fu molto diversa dall’allegro pasto che era stato soltanto due giorni prima. April continuava a non rivolgere la parola né a sua madre né agli altri. La sua tristezza aveva preso il sopravvento. Anche Ryan e Gabriela erano silenziosi.

Nel bel mezzo della cena, Jilly ruppe il silenzio.

“Ho trovato un’amica oggi a scuola. Si chiama Jane. E’ adottata, proprio come me.”

L’espressione di April migliorò.

“Bene, è fantastico Jilly” April commentò.

“Sì. Abbiamo molte cose in comune. Molto di cui parlare.”

Anche l’umore di Riley migliorò lievemente. Era una buona cosa che Jilly stesse cominciando a farsi delle amiche. E Riley sapeva che April era stata preoccupata per la nuova sorella.

Le due ragazze chiacchierarono un po’ su Jane. Poi, il silenzio ripiombò nella stanza, proprio come prima.

Riley sapeva che Jilly aveva tentato di spezzare il malumore imperante e consolare April.

Ma la piГ№ giovane ora sembrava preoccupata. Riley immaginava che fosse agitata per tutta quella tensione nella sua nuova famiglia. Jilly temeva sicuramente di poter perdere ciГІ che aveva appena trovato.

Spero che si sbagli, Riley pensГІ.

Dopo cena, le ragazze andarono di sopra. nelle proprie stanze, e Gabriela ripulì la cucina. Ryan versò un bicchiere di bourbon per Riley, e un altro per sé, e sedettero insieme in soggiorno.

Nessuno dei due parlò per un bel po’.

“Vado di sopra a parlare con April” Ryan disse infine.

“Perché?” Riley chiese.

“E’ stata brusca. E anche irrispettosa con te. Non dovremmo fargliela passare liscia.”

Riley sospirГІ.

“Non è brusca” la scusò.

“E allora come definiresti il suo comportamento?”

Riley ci riflettГ© per un momento.

“E’ solo che è davvero premurosa” disse. “E’ preoccupata per la sua amica Tiffany, e si sente impotente. Teme che qualcosa di terribile sia accaduto a Lois. Dovremmo essere contenti che si preoccupi per gli altri. Vuol dire che sta crescendo.”

RitornГІ il silenzio.

“Che cosa credi che sia davvero accaduto?” Ryan chiese infine. “Credi che Lois si sia suicidata, o che sia stata uccisa?”

Riley scosse fiaccamente la testa.

“Magari lo sapessi” gli rispose. Ho imparato a fidarmi del mio istinto. Ma non mi sta comunicando proprio niente. Proprio non ho alcuna sensazione in un modo o nell’altro.”

Ryan le diede un colpetto sulla mano.

“Qualunque cosa sia accaduta, non è una tua responsabilità” osservò.

“Hai ragione” Riley aggiunse.

Ryan sbadigliò. “Sono stanco, credo che andrò a dormire prima.”

“Resterò seduta qui per un po’” Riley rispose. “Non sono ancora pronta per andare a dormire.”

Ryan andò di sopra e Riley si versò un altro generoso bicchiere di bourbon. La casa era silenziosa, e Riley si sentì sola e stranamente indifesa, proprio come - ne era certa - si sentiva April. Ma, dopo un altro drink, cominciò a rilassarsi e presto le venne sonno. Si tolse le scarpe e si distese sul divano.

Poco dopo, si svegliГІ accorgendosi che qualcuno le aveva messo addosso delle coperte. Ryan doveva essere sceso di sotto, per controllarla e assicurarsi che stesse comoda.

Riley sorrise, sentendosi meno sola ora. Poi, si riaddormentГІ nuovamente.



*



Riley ebbe una sorta di dГ©jГ  vu, mentre April si precipitГІ verso il garage dei Pennington.

Come aveva fatto il giorno prima, Riley gridГІ.

“April, sta lontana da lì!”

Stavolta, April tolse il nastro della polizia prima di aprire la porta.

Poi la ragazza sparì nel garage.

Riley le corse dietro ed entrГІ anche lei.

L’interno del garage era molto più vasto e cupo di quanto non fosse stato il giorno precedente, come un enorme deposito abbandonato.

Riley non vide April da nessuna parte.

“April, dove sei?” gridò.

La voce della ragazza riecheggiò nell’aria.

“Sono qui, mamma.”

Riley non riusciva a comprendere da dove provenisse la voce.

Si voltò lentamente, scrutando nell’apparentemente infinita oscurità.

Finalmente, una luce in alto si accese.

Riley fu sopraffatta dall’orrore.

Appesa ad una trave c’era una ragazza, che aveva solo un paio di anni più di April.

Era morta, ma aveva gli occhi spalancati, e puntati su Riley.

E tutto intorno al cadavere, su tavoli e sul pavimento, c’erano centinaia di cornici con foto che mostravano la ragazza e la sua famiglia in diversi momenti della sua vita.

“April!” Riley gridò.

Non ci fu alcuna risposta.



Riley si svegliò di soprassalto sul divano, quasi in iperventilazione a causa dell’incubo.

“April!” fu sul punto di gridare.

Ma in qualche modo riuscì ad impedirsi di urlare con tutto il fiato che aveva nei polmoni …

Sapeva che la figlia era in camera sua, e stava dormendo.

Tutta la famiglia dormiva, tranne lei.

PerchГ© ho fatto quel sogno? si chiese.

Le ci volle soltanto un momento per trovare la risposta.

Comprese che l’istinto si era palesato finalmente.

Sapeva che April aveva ragione, c’era qualcosa di molto sbagliato nella morte di Lois.

E spettava a lei agire al riguardo.


CAPITOLO CINQUE



Riley fu scossa da un brivido, quando uscì dalla propria auto al Byars College.

Non era stata la temperatura a farla rabbrividire, era freddo già da tempo. La scuola aveva un’atmosfera stranamente inospitale.

Rabbrividì nuovamente, mentre si guardava intorno.

Gli studenti si aggiravano per il campus, ben coperti contro il freddo, tutti frettolosamente diretti alle loro destinazioni quasi senza parlare. Nessuno sembrava felice di trovarsi lì.

C’è poco da meravigliarsi se questo posto fa venire voglia agli studenti di suicidarsi, pensò Riley.

Innanzitutto, il luogo sembrava appartenere ad un’epoca passata. Fu quasi come se Riley fosse tornata indietro nel tempo. I vecchi edifici in mattoni erano stati tenuti in perfette condizioni. Anche le bianche colonne erano ristrutturate con cura ma apparivano chiaramente reliquie dei tempi in cui erano richieste per questo tipo di edificio.

Il parco del campus era davvero enorme, coerentemente con il fatto che si trovava proprio nella capitale del paese. Naturalmente, Washington DC si era sviluppata intorno ad esso, durante quasi duecento anni della sua esistenza. La piccola scuola esclusiva era prosperata, producendo ex-allievi che avevano avuto successo nelle scuole piГ№ prestigiose del paese, poi occupando posizioni di potere negli affari e in politica. Gli studenti venivano in scuole come questa per realizzare e mantenere connessioni di alto livello, che sarebbero durate una vita intera.

Naturalmente, era troppo costosa per la famiglia di Riley, persino, ne era certa, con il sostegno della borsa di studio che occasionalmente veniva offerto agli studenti eccellenti di famiglie importanti. Non che desiderasse che April o Jilly la frequentassero, del resto.

Riley si recò nell’edificio amministrativo, e trovò l’ufficio del preside, dove fu accolta da una segretaria dall’aria severa.

Le mostrГІ il distintivo.

“Sono l’Agente Speciale Riley Paige dell’FBI. Ho telefonato stamattina.”

La donna annuì.

“Il Preside Autrey la sta aspettando” le disse.

La donna accompagnГІ Riley in un grande ufficio cupo, caratterizzato da pesanti pannelli di legno scuro.

Un uomo elegante e anziano si alzГІ dalla sua scrivania per accoglierla. Era alto, con capelli grigi e indossava un costoso completo in tre pezzi e un papillon.

“L’Agente Paige, presumo” l’accolse con un sorriso gelido. “Sono il Preside Willis Autrey. La prego, si accomodi.”

Riley occupГІ una sedia di fronte alla scrivania. Autrey si sedette e fece ruotare la sua sedia.

“Non sono certo di comprendere la natura della sua visita” disse. “Ha qualcosa a che fare con lo sfortunato trapasso di Lois Pennington, non è vero?”

“Intende dire, il suo suicidio” lo corresse Riley.

Autrey annuì e unì le dita delle mani.

“Non mi pare un caso da FBI, direi” disse l’uomo. “Ho contattato i genitori della ragazza, porgendo loro le più sentite condoglianze da parte della scuola. Erano devastati naturalmente. L’intera faccenda è una vera disgrazia. Ma non sembravano avere delle preoccupazioni specifiche.”

Riley sapeva di dover scegliere accuratamente le parole. Non era lì in veste ufficiale, infatti i suoi superiori a Quantico non avrebbero approvato affatto quella visita. Ma, forse, sarebbe riuscita a impedire che Autrey lo scoprisse.

“Un altro membro della famiglia ha espresso dei dubbi” disse.

ImmaginГІ che non ci fosse alcun bisogno di dirgli che si riferiva alla sorella adolescente di Lois.

“Che disgrazia” l’uomo rispose.

Sembra che gli piaccia utilizzare quella parola, disgrazia, pensГІ Riley.

“Che cosa sa dirmi su Lois Pennington?” Riley chiese.

Autrey ora stava iniziando a sembrare annoiato, come se avesse la mente altrove.

“Nulla che la sua famiglia non le abbia già detto, ne sono certo” il preside disse. “Non la conoscevo personalmente, ma …”

Si voltГІ verso il suo computer e digitГІ qualcosa.

“A quanto pare, era una studentessa del primo anno perfettamente ordinaria” disse, guardando lo schermo. “Aveva dei buoni voti. Nessun episodio negativo. Ma vedo che ha fatto per la depressione.”

“ Ma non è l’unico caso di suicidio nella sua scuola quest’anno” Riley affermò.

L’espressione di Autrey si incupì leggermente.

Prima di uscire di casa, Riley aveva svolto una piccola ricerca riguardo ai due suicidi menzionati da Tiffany.

“Deanna Webber e Cory Linz si sono presumibilmente suicidati durante lo scorso semestre” Riley disse. “La morte di Cory è avvenuta proprio qui al campus.”

“�Presumibilmente’?” Autrey commentò. “Una parola piuttosto infelice, direi. Non ho sentito nulla che alludesse al contrario.”

Poi, distolse leggermente lo sguardo da Riley, come se fingesse che la donna non fosse neanche presente.

“Signora Paige—” esordì.

“Agente Paige” Riley lo corresse.

“Agente Paige, sono certo che una professionista come lei sia consapevole del fatto che la percentuale dei suicidi tra gli studenti del college è aumentata nel corso degli ultimi decenni. E’ la terza causa di morte tra gli studenti non ancora laureati. Si verificano più di mille suicidi ogni anno nei campus universitari.”

Poi, fece una pausa, come per riflettere bene su come esporre i fatti.

“E naturalmente” proseguì, “alcune scuole ne sperimentano una serie in un dato anno. La Byars è una scuola impegnativa. E’ una sfortuna, ma purtroppo è inevitabile che, in qualche modo, anche noi superiamo la media dei suicidi.”

Riley soppresse un sorriso.

Le cifre su cui April aveva eseguito delle ricerche soltanto un paio di giorni prima stavano per tornarle utili.

April ne sarebbe contenta, pensГІ.

Le disse: “La media nazionale dei suicidi nei college è di circa 7,5 su centomila. Ma solo quest’anno, tre delle vostre settecento studentesse si sono suicidate. Questo equivale a cinquantasette volte la media nazionale.”

Autrey alzГІ le sopracciglia.

“Ecco, per quanto sono certo che lei lo sappia, ci sono sempre …”

“Le anomalie” Riley completò la frase, riuscendo di nuovo a non sorridere. “Sì, so tutto al riguardo. Nonostante ciò, il tasso di suicidi nella sua scuola mi colpisce come un evento eccezionalmente sfortunato.”

Autrey si sedette, distogliendo lo sguardo in silenzio.

“Preside Autrey, ho l’impressione che non sia felice di avere un’agente dell’FBI qui intorno” aggiunse.

“In effetti, non lo sono” rispose l’uomo. “Dovrei esserne contento? Questa è una perdita di tempo, suo e mio, ed è anche una perdita di denaro dei contribuenti. E la sua presenza qui potrebbe dare l’impressione che ci sia qualcosa che non va. Ma non è così, qui al Byars College, glielo assicuro.”

Si allungò dall’altra parte della scrivania, verso Riley.

“Agente Paige, di quale ramo dell’FBI fa parte lei esattamente?”

“Dell’Unità di Analisi Comportamentale.”

“Ah. Proprio dalle parti di Quantico. Allora vorrà tenere a mente che molti dei nostri studenti fanno parte di famiglie impegnate nella politica. Alcuni dei genitori hanno una considerevole influenza sul governo, FBI inclusa, immagino. Sono sicuro che non desideriamo che questo genere di cose giungano alle loro orecchie.”

“Questo genere di cose?” Riley chiese.

Autrey oscillГІ avanti e indietro nella sua sedia.

“Persone simili potrebbero lamentarsi con i suoi superiori” aggiunse con uno sguardo significativo.

Riley si sentì lievemente a disagio.

Sentiva che il preside intuiva che lei fosse lì non in veste ufficiale.

“Sarebbe davvero la soluzione migliore se non si creassero problemi, dove gli stessi non esistono” Autrey continuò. “Sto facendo questa osservazione solo nel suo interesse. Non mi farebbe affatto piacere se lei incorresse nell’ira dei suoi superiori.”

Riley scoppiГІ a ridere.

Incorrere nell’“ira” dei suoi superiori era praticamente la routine per lei.

Così come il venire sospesa o licenziata, per poi essere di nuovo reintegrata.

Non la spaventava affatto.

“Capisco” rispose. “Qualunque cosa pur di non rovinare la reputazione della sua scuola.”

“Sono felice che la vediamo allo stesso modo” il preside replicò.

Si alzГІ in piedi, ovviamente aspettandosi che Riley si accomiatasse.

Ma la donna non era pronta a farlo, almeno non ancora.

“Grazie per il suo tempo” gli disse. “Me ne andrò non appena lei mi avrà dato le informazioni necessarie a contattare le famiglie delle precedenti suicide.”

Autrey rimase fermo a guardarla. Riley ricambiГІ lo sguardo, senza alzarsi dalla sedia.

Autrey dette un’occhiata al proprio orologio. “Ho un altro appuntamento. Adesso devo andare.”

Riley sorrise.

“Anch’io vado un po’ di fretta” rispose, guardando il proprio orologio. “Perciò, prima lei mi darà queste informazioni, prima entrambi potremo proseguire con i nostri impegni. Aspetterò.”

Autrey si accigliГІ, poi tornГІ a sedersi al proprio computer. DigitГІ alcuni tasti ed infine la sua stampante brontolГІ. Diede un foglio con le informazioni a Riley.

“Temo che dovrò presentare una lamentela ai suoi superiori” disse.

Riley continuГІ a restare immobile. La sua curiositГ  stava aumentando.

“Preside Autrey, ha appena accennato al fatto che la Byars supera la media nazionale dei suicidi. Allora di quanti stiamo parlando?”

Autrey non rispose. Il suo volto era rosso di rabbia, ma mantenne la voce tranquilla e controllata.

“Il suo superiore al BAU avrà notizie da me” rispose.

“Naturalmente” Riley replicò con misurata gentilezza. “Grazie per il suo tempo.”

Riley lasciò l’ufficio e uscì dall’edificio dell’Amministrazione. Stavolta l’aria fredda fu stimolante e tonificante.

L’evasività di Autrey convinse Riley che fosse capitata in un vero vespaio.

E lei amava sguazzare nei guai.


CAPITOLO SEI



Appena entrata in auto, Riley dette un’occhiata alle informazioni che il Preside Autrey le aveva dato. I dettagli relativi alla morte di Deanna Webber cominciarono a tornarle in mente.

Naturalmente, ricordГІ, rileggendo alcune vecchie notizie sul proprio cellulare. La figlia della deputata.

La Deputata Hazel Webber era una stella nascente della politica, sposata con un noto avvocato del Maryland. La morte della loro figlia era stata sulle prime pagine dei giornali lo scorso autunno. Riley non aveva prestato molta attenzione alla vicenda all’epoca. Era apparso più come volgare gossip che una vera notizia, il genere di cosa che Riley credeva fosse affare solo della famiglia.

Ora la pensava diversamente.

Trovò il numero di telefono dell’ufficio di Washington della Deputata Hazel Webber. Quando digitò il numero, rispose un’efficiente receptionist.

“Sono l’Agente Speciale Riley Paige, dell’Unità di Analisi Comportamentale dell’FBI” Riley si presentò. “Vorrei fissare un appuntamento con la Deputata Webber.”

“Potrei sapere di che cosa si tratta?”

“Ho bisogno di parlarle della morte di sua figlia, avvenuta lo scorso autunno.”

Cadde il silenzio.

Riley aggiunse allora: “Mi dispiace di disturbare la deputata e la sua famiglia riguardo a questa terribile tragedia. Ma dobbiamo soltanto risolvere alcune questioni rimaste in sospeso.”

Ci fu ancora silenzio.

“Mi dispiace” la receptionist disse lentamente. “Ma la Deputata Webber non è a Washington in questo momento. Dovrà attendere fino al suo ritorno dal Maryland.”

“E quando tornerà?” Riley chiese.

“Non saprei dirlo. Dovrà semplicemente richiamare.”

La donna dall’altro capo del telefono concluse la telefonata senza aggiungere un’altra parola.

Si trova in Maryland, Riley pensГІ.

Poi, eseguì una rapida ricerca e scoprì che Hazel Webber viveva in una casa nella campagna del Maryland. Non sembrava affatto un posto difficile da trovare.

Ma, prima che Riley potesse mettere in moto la propria auto, il suo cellulare cominciГІ a vibrare.

“Sono Hazel Webber” una voce disse.

Riley era stupita. La receptionist doveva averla contattata immediatamente, dopo la conclusione della telefonata con Riley. Certamente non si aspettava di ricevere una sua chiamata, ancor meno di riceverla così in fretta.

“Come posso aiutarla?” la Webber le domandò.

Riley spiegò nuovamente che intendeva parlarle di alcune “questioni rimaste in sospeso” relativamente alla morte di sua figlia.

“Potrebbe essere un po’ più specifica?” la deputata chiese.

“Preferirei farlo di persona” Riley disse.

La Webber restГІ in silenzio per un istante.

“Temo che sia impossibile” la Webber disse. “E pregherei lei ed i suoi superiori di non turbare ulteriormente me e la mia famiglia. Proprio ora stiamo iniziando a guarire. Sono sicura che lei capisca.”

Riley fu colpita dal tono gelido della donna. Non vi trovГІ la benchГ© minima traccia di dolore.

“Deputata Webber, se soltanto lei potesse dedicarmi un attimo del suo tempo …”.

“Le ho detto di no.”

Con questo, la donna mise fine alla telefonata.

Riley rimase senza parole. Non aveva idea di come interpretare quello scambio brusco e imbarazzante.

Tutto quello che sapeva di sicuro era che aveva toccato un nervo scoperto con la deputata.

E che doveva immediatamente recarsi nel Maryland.



*



Fu un piacevole viaggio di due ore. Visto che era una bella giornata, Riley prese una strada che includeva il Chesapeake Bay Bridge, pagando il pedaggio per potersi godere il passaggio sull’acqua.

Presto si ritrovГІ nella campagna del Maryland, dove splendide recinzioni delimitavano i pascoli, e viali fiancheggiati da alberi conducevano ad eleganti case e stalle, distanti dalla strada.

Parcheggiò davanti al cancello, fuori dalla proprietà dei Webber. Una robusta guardia in divisa uscì dal gabbiotto e le si avvicinò.

Riley mostrГІ il distintivo alla guardia, e si presentГІ.

“Sono qui per vedere la Deputata Webber” disse.

La guardia si allontanГІ e parlГІ nel microfono. Poi, si riavvicinГІ di nuovo a Riley.

“La deputata dice che dev’esserci una sorta di errore” disse. “Non la sta aspettando.”

Riley allargГІ quanto piГ№ possibile il sorriso.

“Oh, è troppo occupata al momento? D’accordo, non ho impegni. Aspetterò qui finché non potrà ricevermi.”

La guardia s’incupì, tentando di apparire intimidatorio.

“Temo che dovrà andarsene, signora” osservò.

Riley alzò le spalle, ed agì come se non avesse colto il messaggio.

“Oh, davvero, per me va bene. Non c’è nessun problema. Posso aspettare qui.”

La guardia indietreggiò, e parlò di nuovo nel microfono. Dopo aver osservato silenziosamente Riley per un momento, entrò nel suo gabbiotto e aprì il cancello. Riley lo oltrepassò.

AttraversГІ un ampio pascolo ricoperto di neve, dove un paio di cavalli trottavano liberi. Era una scena pacifica.

Quando raggiunse la casa, si rese conto del fatto che era anche piГ№ grande di quanto pensasse, una villa contemporanea. Scorse altri edifici ben tenuti proprio al di lГ  di una lieve salita nel paesaggio ondulato.

Un uomo asiatico l’accolse silenziosamente alla porta. Era grosso quasi quanto un lottatore di sumo, il che faceva sembrare il suo completo da maggiordomo grottescamente inappropriato. Accompagnò Riley attraverso un corridoio a volta con un parquet rossastro, dall’aspetto costoso.

Infine, fu accolta da una donna minuta, dall’aspetto arcigno, che silenziosamente la condusse in un ufficio ordinato quasi sinistramente.

“Aspetti qui” la donna disse.

Si allontanГІ, chiudendo la porta dietro di sГ©.

Riley sedette su una sedia accanto alla scrivania. I minuti trascorsero. Fu tentata di dare un’occhiata ai materiali sulla scrivania o persino al computer. Ma sapeva che, probabilmente, stavano registrando ogni sua mossa mediante le telecamere di sicurezza.

Finalmente, la Deputata Hazel Webber entrГІ nella stanza.

Era una donna alta, magra ma imponente. Sembrava troppo giovane per essere stata al Congresso, per tutti gli anni che Riley ricordava, e anche per avere una figlia in etГ  da college. Una certa rigiditГ  intorno agli occhi poteva essere abituale o indotta dal Botox, o da entrambi.

Riley ricordГІ di averla vista in televisione. Normalmente, quando incontrava qualcuno che aveva visto sul piccolo schermo, era colpita da quanto apparisse diverso nella vita reale. Stranamente, Hazel Webber appariva esattamente uguale. Come se fosse davvero a due dimensioni, un essere umano innaturalmente superficiale in ogni modo possibile.

Anche il suo outfit disorientava Riley. PerchГ© indossava una giacca sul maglioncino? La casa era certamente abbastanza calda.

Immagino che faccia parte del suo stile, Riley pensГІ.

La giacca le conferiva un aspetto piГ№ formale e professionale, rispetto a un paio di pantaloni e un maglione. Forse, rappresentava anche una sorta di armatura, una protezione contro qualsiasi autentico contatto umano.

Riley si alzГІ per presentarsi, ma fu la Webber a parlare.

“Agente Riley Paige, BAU” disse. “Lo so.”

Senza aggiungere un’altra parola, si sedette alla sua scrivania.

“Che cosa è venuta a dirmi?” la deputata domandò.

Riley fu assalita da un senso di allarme. Naturalmente, non aveva nulla da dirle. Tutta la sua visita era un bluff, e la Webber le apparve improvvisamente come il tipo di donna che non si faceva facilmente ingannare. Riley non riusciva a comprenderla, ma doveva portare acqua al proprio mulino, in ogni modo.

“In realtà sono qui per chiederle delle informazioni” Riley disse. “Suo marito è in casa?”

“Sì” la donna rispose.

“Sarebbe possibile parlare con entrambi?”

“Lui sa che lei è qui.”

Non aver ricevuto alcuna risposta disarmò Riley, che nascose l’imbarazzo reggendo lo sguardo fisso della sua interlocutrice, con i suoi freddi occhi blu. Riley non sussultò. Si limitò a ricambiare quello sguardo, preparandosi ad una subdola battaglia di forze di volontà.

Riley disse: “L’Unità di Analisi Comportamentale sta indagando su un insolito numero di apparenti suicidi avvenuti al Byars College.”

“Apparenti suicidi?” la Webber ripeté, inarcando un sopracciglio. “Mi sembra difficile descrivere il suicidio di Deanna come �apparente’. A me e mio marito è sembrato alquanto reale.”

A Riley parve che la temperatura nella stanza si fosse abbassata di qualche grado. La Webber non aveva mostrato alcun segno di emozione neppure parlando del suicidio della sua stessa figlia.

Ha acqua ghiacciata nelle vene, pensГІ Riley.

“Vorrei che mi raccontasse quello che è accaduto” Riley disse.

“Perché? Sono sicura che lei abbia letto il rapporto.”

Naturalmente, Riley non aveva fatto nulla del genere. Ma doveva continuare a fingere.

“Sarebbe utile se potessi sentire tutto direttamente da lei” ribatté.

La Webber rimase silenziosa per un istante. Il suo sguardo era risoluto. Ma era così anche per Riley.

“Deanna si è ferita in un incidente a cavallo l’estate scorsa” la deputata disse. “Si è fratturata gravemente un’anca. Sembrava che necessitasse di una sostituzione. Non avrebbe più potuto competere nelle gare. Era distrutta.”

La Webber fece una pausa per un istante.

“Assumeva ossicodone per il dolore. Si è procurata un’overdose, di proposito. E’ stato intenzionale, ed è tutto.”

Riley sentiva che c’era qualcosa che non le stava dicendo.

“Dov’è successo?” chiese.

“In camera sua” la Webber rispose. “Era nel suo letto. Il coroner ha detto che è morta per un arresto respiratorio. Sembrava che fosse addormentata, quando la cameriera l’ha trovata.”

A quel punto, la Webber sbattГ© le palpebre.

Lo fece, letteralmente.

Aveva vacillato nella loro battaglia di forze di volontГ .

Sta mentendo! Riley comprese e il battito del suo cuore accelerГІ.

Ora doveva davvero applicare la pressione, sondando esattamente le domande giuste.

Ma prima che Riley potesse anche solo pensare alla domanda da fare, la porta dell’ufficio si aprì. La donna che aveva accompagnato lì Riley entrò.

“Deputata, dovrei parlarle” disse.

La Webber sembrò sollevata, mentre si alzava dalla scrivania e seguiva l’assistente fuori dalla porta.

Riley prese dei respiri lunghi e lenti.

Quell’interruzione non ci voleva.

Era sicura che stava per penetrare nella facciata ingannevole di Hazel Webber.

Ma aveva perso la sua occasione.

Quando la Webber sarebbe tornata, Riley avrebbe ripreso l’interrogatorio.

Dopo meno di un minuto, la donna tornГІ. Sembrava aver ritrovato la propria autostima.

Rimase ferma accanto alla porta aperta e disse: “Agente Paige, sempre che sia davvero l’Agente Paige, devo chiederle di andarsene.”

Riley deglutì forte.

“Non capisco.”

“La mia assistente ha appena contattato il BAU. Non c’è assolutamente alcuna indagine in corso relativa ai suicidi al Byars College. Ora chiunque lei sia …”

Riley estrasse il proprio distintivo.

“Io sono l’Agente Speciale Riley Paige” esclamò con determinazione. “E farò tutto il possibile per assicurarmi che una simile indagine venga condotta il prima possibile.”

Passò davanti a Hazel Webber, uscendo dall’ufficio.

Uscendo dall’abitazione, sapeva di essersi fatta una nemica, e anche pericolosa.

Era un diverso tipo di pericolo rispetto a quelli che era solita affrontare.

Hazel Webber non era una psicopatica, che usava armi come catene, coltelli, pistole o torce al propano.

Era una donna priva di coscienza, e le sue armi erano denaro e potere.

Riley preferiva il nemico da prendere a pugni o a cui poter sparare. Ma, nonostante tutto, era pronta e intenzionata ad affrontare la Webber, e qualunque sua minaccia.

Mi ha mentito riguardo alla figlia, Riley continuava a pensare.

E adesso Riley era determinata a scoprire la veritГ .

Ora la casa sembrava vuota. Riley fu sorpresa di essere uscita senza incontrare una sola anima. Avrebbe potuto rubare e farla franca.

EntrГІ in auto e mise in moto.

Quando si avvicinò al cancello della villa, vide che era chiuso. All’interno c’erano la robusta guardia che l’aveva lasciata passare e l’enorme maggiordomo. Avevano entrambi le braccia incrociate e, ovviamente, la stavano aspettando.


CAPITOLO SETTE



I due uomini sembravano senz’altro minacciosi.

Apparivano anche un po’ ridicoli: il più piccolo dei due indossava la sua divisa da guardia, quello più robusto invece, l’outfit eccessivamente formale da maggiordomo.

Come una coppia di pagliacci da circo, pensГІ.

Ma sapeva che non stavano provando ad essere divertenti.

Riley accostò l’auto, fermandosi di fronte a loro. Abbassò il finestrino, guardò fuori e si rivolse a loro.

“C’è qualche problema, signori?”

La guardia si avvicinò, direttamente di fronte all’auto.

L’enorme maggiordomo si avvicinò al finestrino del lato passeggero ed esordì con voce tuonante. “La Deputata Webber desidera chiarire un equivoco.”

“E sarebbe a dire?”

“Desidera che lei capisca che i ficcanaso qui non sono benvenuti.”

Riley capì.

La Webber e la sua assistente erano giunte alla conclusione che Riley fosse una bugiarda, e non fosse affatto un’agente dell’FBI. Probabilmente sospettavano che fosse una giornalista pronta a scrivere qualche articolo sulla deputata.

Indubbiamente questi due tizi erano abituati a gestire i giornalisti rumorosi.

Riley estrasse di nuovo il distintivo.

“Credo che ci sia stato un equivoco” disse. “Sono davvero un’agente speciale dell’FBI.”

L’uomo grosso fece un sorrisetto. Ovviamente credeva che il distintivo fosse falso.

“Esca dall’auto, per favore” le disse.

“Preferirei di no, grazie” Riley disse. “Apprezzerei se apriste il cancello.”

Riley aveva lasciato lo sportello aperto. L’uomo grosso l’aprì.

“Esca dall’auto, per favore” ripeté.

Riley borbottГІ sotto i denti.

Qui non finisce bene, pensГІ.

Riley uscì dall’auto e chiuse lo sportello. I due uomini si spostarono posizionandosi ciascuno da un lato a una breve distanza da lei.

Riley si domandГІ chi dei due avrebbe fatto la prima mossa.

Poi, l’uomo enorme strinse i pugni e si diresse verso di lei.

Riley avanzГІ di un paio di passi.

Non appena le fu vicino, lo afferrò per il bavero e la manica del braccio sinistro e lo strattonò, facendogli perdere l’equilibrio. Poi, fece perno sul piede sinistro e si abbassò. Sentì a malapena l’enorme peso dell’uomo, mentre il corpo di quest’ultimo le volò sulla schiena. L’uomo finì rumorosamente a testa in giù contro lo sportello dell’auto, e poi sbatté la testa a terra.

L’auto ha avuto la peggio, pensò con fugace sgomento.

L’altro uomo le si stava già avvicinando e si girò in fretta per affrontarlo.

Lei gli diede un calcio nell’inguine. Lui si piegò emettendo un enorme gemito, e Riley vide che l’alterco era finito.

Riley agguantò la pistola dell’uomo dalla fodera che aveva sul fianco.

Poi, controllГІ la situazione.

L’uomo più grosso era ancora a terra dolorante e la guardava con un’espressione terrorizzata. Lo sportello era ammaccato, ma non quanto lei aveva temuto. La guardia in divisa era piegata in ginocchio e annaspava per respirare.

Tenne la pistola, prima per il calcio, puntandola verso la guardia.

“Sembra che abbia perso questa” disse in tono gentile.

Con mani tremanti, l’uomo allungò la mano per afferrare la pistola.

Riley la ritrasse da lui.

“Huh-uh” disse. “Non finché non aprirà il cancello.”

Prese l’uomo per mano e lo aiutò a rimettersi in piedi. Questi raggiunse il gabbiotto e spinse il pulsante che apriva il cancello di ferro. Riley si diresse verso la propria auto.

“Mi scusi” si rivolse al colosso.

Apparendo ancora piuttosto spaventato, l’uomo si spostò lateralmente proprio come un granchio gigante, allontanandosi da Riley. Quest’ultima entrò nell’auto e oltrepassò il cancello. Mentre guidava, gettò via la pistola.

Non pensano piГ№ che io sia una giornalista, pensГІ.

Era anche certa che avrebbero informato la deputata piuttosto in fretta.



*



Un paio d’ore più tardi, Riley entrò nel parcheggio dell’edificio del BAU. Restò seduta lì per qualche istante. Non era stata lì nemmeno una volta durante il suo mese di ferie. Non si aspettava di tornare così presto. Fu davvero strano.

Spense il motore, tolse le chiavi, uscì dall’auto e si recò nell’edificio. Quando si diresse verso il proprio ufficio, amici e colleghi l’accolsero in modi diversi: con sorpresa o compostezza.

Si fermò nell’ufficio del suo solito partner, Bill Jeffreys, ma lui non c’era. Probabilmente era su un caso, al lavoro con qualcun altro.

Fu assalita da un’ondata di tristezza e persino gelosia.

In molti modi, Bill era il migliore amico che aveva al mondo.

In ogni caso, immaginava che fosse giusto così. Bill non sapeva che lei e Ryan erano tornati insieme e non avrebbe approvato. Le aveva tenuto la mano troppe volte durante i momenti dolorosi della rottura e del divorzio. Avrebbe avuto difficoltà a credere che Ryan fosse cambiato.

Quando aprì la porta del suo ufficio, dovette dare un’ulteriore occhiata per accertarsi di essere nel posto giusto. Sembrava fin troppo ordinato e ben organizzato. Avevano dato il suo ufficio ad un altro agente? Qualcun altro lavorava qui?

Riley aprì un cassetto e trovò dei file familiari, sebbene ora fossero disposti in ordine migliore.

Chi era stato a sistemarli per lei?

Certamente non Bill. Lui sapeva che sarebbe stato meglio non farlo.

Lucy Vargas, forse, pensГІ.

Lucy era una giovane agente con cui avevano lavorato lei e Bill, e che piaceva ad entrambi. Se Lucy era la responsabile che si celava dietro tutto quell’ordine, almeno lo aveva fatto soltanto per esserle d’aiuto.

Riley si sedette alla scrivania per alcuni minuti.

Immagini e ricordi le tornarono in mente: la bara della ragazza, i suoi genitori devastati, e l’incubo in cui lei aveva visto la ragazza impiccata, circondata da ricordi. Ricordò anche come il Preside Autrey avesse evaso le sue domande, e come Hazel Webber avesse mentito.

RipensГІ alle parole che aveva rivolto alla deputata. Aveva promesso di aprire ufficialmente il caso, iniziando le indagini. Ed era giunto il momento di mantenere quella promessa.

Prese il telefono dell’ufficio e contattò il suo capo, Brent Meredith.

Quando il caposquadra rispose, si presentò: “Signore, sono Riley Paige. Mi chiedevo se potessi—”

Stava per chiedere pochi minuti del suo tempo, quando la voce dell’uomo tuonò.

“Agente Paige, venga immediatamente nel mio ufficio.”

Riley trasalì.

Meredith era davvero furioso con lei per qualche motivo.


CAPITOLO OTTO



Riley si precipitò nell’ufficio di Brent Meredith e lo trovò alla propria scrivania, in attesa.

“Chiuda la porta” disse. “Si sieda.”

Riley obbedì.

Sempre seduto, Meredith rimase in silenzio per alcuni istanti, limitandosi a guardare Riley. Era un uomo robusto, dai lineamenti scuri e spigolosi. Ed incuteva timore, persino quando era di buonumore.

Ma, in quel momento, non era affatto di buonumore.

“C’è qualcosa che vorrebbe dirmi, Agente Paige?” le chiese.

Riley deglutì. Immaginò che alcune delle sue attività di quel giorno fossero già giunte alle orecchie del suo capo.

“Forse sarebbe meglio che cominciasse lei, signore” rispose.

L’uomo le si avvicinò.

“Ho appena ricevuto due lamentele da parte dei piani alti su di lei” le disse.

Il cuore di Riley sprofondò. Sapeva bene che cosa intendesse Meredith per “piani alti”. Le lamentele provenivano dal Capo, l’Agente Speciale Carl Walder: un piccolo uomo spregevole, che l’aveva già sospesa più di una volta per insubordinazione.

Meredith brontolò: “Walder mi ha riferito di aver ricevuto una chiamata dal preside di un piccolo college.”

“Sì, il Byars College. Ma, se mi desse un momento per spiegare …”

Meredith l’interruppe di nuovo.

“Il preside ha detto che lei è entrata nel suo ufficio e ha fatto delle accuse insensate.”

“Non è esattamente ciò che è successo, signore” Riley osservò.

Ma Meredith proseguì.

“Walder ha anche ricevuto una chiamata dalla Deputata Hazel Webber. Lei ha detto che è andata in casa sua a molestarla. Le ha mentito, facendo riferimento ad un caso non esistente. E poi, ha assalito due membri del suo staff. Li ha minacciati con una pistola.”

Riley s’irritò all’accusa.

“Non è affatto ciò che è accaduto, signore.”

“Allora, che cos’è accaduto?”

“Era la pistola della guardia” disse d’impulso.

Non appena le parole uscirono dalla sua bocca, Riley realizzò …

Non ГЁ andata affatto bene.

“Stavo provando a restituirgliela!” aggiunse.

Ma comprese immediatamente …

Non ГЁ stato di alcun aiuto.

Ci fu un lungo silenzio.

Meredith fece un respiro profondo. Dopodiché disse: “Farebbe meglio ad avere una buona spiegazione per le sue azioni, Agente Paige.”

Riley fece anche lei un respiro profondo.

“Signore, si sono verificate tre morti sospette al Byars College, proprio durante questo anno scolastico. Sono state considerate come suicidi. Io non credo che lo siano.”

“Questa è la prima volta che ne sento parlare” Meredith osservò.

“Capisco, signore. E sono venuta qui proprio per parlargliene.”

Meredith rimase in silenzio, in attese di ulteriori spiegazioni.

“Un’amica di mia figlia aveva una sorella che frequentava il Byars College, Lois Pennington, al primo anno. La famiglia l’ha trovata impiccata nel garage domenica scorsa. La sorella non crede che si sia suicidata. Ho interrogato i genitori, e …”

Meredith gridГІ abbastanza forte da farsi sentire nel corridoio.

“Ha interrogato i genitori?”

“Sì, signore” Riley rispose tranquillamente.

Meredith si prese un momento per provare a tenere la sua rabbia sotto controllo.

“Occorre che le dica che questo non è un caso del BAU?”

“No, signore” Riley rispose.

“Infatti, per quanto io ne sappia, questo non è affatto un caso.”

Riley non sapeva che cosa aggiungere per controbattere.

“Allora che cosa le hanno detto i genitori della ragazza?” Meredith chiese. “Pensano che sia suicidio?”

“Sì” Riley rispose con una voce sommessa.

Ora Meredith non sembrava sapere che cosa dire. Scosse la testa con sgomento.

“Signore, so come può sembrare” Riley disse. “Ma il preside al Byars stava nascondendo qualcosa. Ed Hazel Webber mi ha mentito sulla morte della figlia.”

“Come fa a saperlo?”

“Lo so e basta!”

Riley guardГІ il capo in modo implorante.

“Signore, dopo tutti questi anni, senz’altro saprà che ho un buon istinto. Quando sento che mi parla, non sbaglio quasi mai. Deve fidarsi di me. C’è qualcosa che non va con la morte di queste ragazze.”

“Riley, lei sa che non è così che funziona.”

Riley rimase scioccata. Meredith raramente la chiamava per nome, solo quando era davvero preoccupato per lei. Sapeva che lui la stimava, apprezzava e rispettava, e quel sentimento era ricambiato.

Si poggiГІ contro la scrivania e sollevГІ tristemente le spalle.

“Forse ha ragione e forse no”, disse con un sospiro. “In ogni caso, non posso renderlo un caso del BAU soltanto per via del suo istinto. Deve esserci molto di più dietro.”

Meredith la osservò con un’espressione preoccupata.

“Agente Paige, ne ha passate tante ultimamente. Ha lavorato a casi pericolosi e il suo partner è stato avvelenato quasi a morte durante l’ultimo caso. E ha un nuovo membro della famiglia di cui occuparsi, e…”

“E che cosa?” Riley chiese.

Meredith fece una pausa, per poi aggiungere: “Le ho concesso delle ferie un mese fa. Sembrava pensare che fosse una buona idea. L’ultima volta che abbiamo parlato, mi ha persino chiesto di avere dell’altro tempo. Penso che sia la cosa migliore. Si prenda tutto il tempo necessario. Ha bisogno di ulteriore riposo.”

Riley si sentì scoraggiata ed abbattuta. Ma sapeva che non poteva opporsi. La verità era che Meredith aveva ragione. Non poteva in alcun modo aprire un caso sulla base di quello che gli aveva riferito. Specialmente non con un viscido burocrate come Walder, pronto a mettergli il fiato sul collo.

“Mi dispiace signore” rispose. “Andrò a casa immediatamente”.

Si sentì terribilmente sola mentre lasciava l’ufficio di Meredith, diretta all’esterno dell’edificio. Ma non era pronta a mettere da parte i propri sospetti. L’istinto era molto più forte al riguardo. Sapeva di dover fare qualcosa.

Seguiamo le prioritГ , pensГІ.

Doveva ottenere maggiori informazioni. Doveva provare che qualcosa non andava.

Ma come poteva farlo da sola?



*



Riley tornò a casa circa mezz’ora prima di cena. Andò in cucina e trovò Gabriela, che preparava un’altra delle sue specialità guatemalteche, gallo en perro, uno stufato speziato.

“Le ragazze sono a casa?” Riley chiese.

“Sí. Sono in camera di April a fare insieme i compiti.”

Riley si sentì un po’ sollevata. Almeno le cose a casa sembravano procedere bene.

“E Ryan?” Riley chiese.

“Ha telefonato. Farà tardi.”

Riley si sentì a disagio. Questo le ricordava i brutti momenti vissuti con Ryan. Ma si disse di non preoccuparsi. Il lavoro dell’uomo era impegnativo, dopotutto. E inoltre, il suo stesso lavoro la teneva lontana da casa più a lungo di quanto avrebbe voluto.

Andò di sopra, e si mise al computer. Fece una ricerca sulla morte di Deanna Webber, ma non trovò altro che le notizie che già conosceva. Poi, cercò delle informazioni su Cory Linz, l’altra ragazza che era morta. Anche in questo caso, trovò pochissime informazioni.

AllargГІ la ricerca ai recenti necrologi che menzionavano il Byars College, e presto ne vennero fuori ben sei. Uno di questi ricordava qualcuno che era morto in ospedale dopo aver perso una lunga battaglia contro il cancro. Degli altri, riconobbe le foto di tre giovani donne. Si trattava di Deanna Webber, Lois Pennington e Cory Linz. Ma non riconobbe il ragazzo e la ragazze negli altri due necrologi. I loro nomi erano Kirk Farrell e Constance Yoh, entrambi studenti del secondo anno.

Naturalmente, nessuno dei necrologi diceva che i decessi erano dovuti a suicidio. Molti di essi erano piuttosto vaghi sulle cause di morte.

Riley tornГІ a sedersi e sospirГІ.

Aveva bisogno di aiuto. Ma a chi poteva rivolgersi? Non aveva accesso agli strumenti tecnologici di Quantico.

SussultГІ dinnanzi ad una possibilitГ .

No, non Shane Hatcher, pensГІ.

Il genio criminale, evaso da Sing Sing, le era venuto in aiuto in piГ№ di un caso. Il suo fallimento - o si trattava di riluttanza? - nel catturarlo aveva provocato una considerevole costernazione tra i superiori di Riley al BAU.

Sapeva perfettamente come fare a contattarlo.




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